18.04.16 Russi. Incontro sui “Circoli aperti”

Questa sera sono a Russi per incontrare i segretari dei circoli PD della provincia di Ravenna e presentare il progetto del PD Emilia-Romagna “Circoli aperti”. Con il progetto, il PD dell’Emilia-Romagna apre lo spazio dei propri circoli alle associazioni di volontariato e di promozione sociale. L’appuntamento è al Circolo PD, via Gobetti 7, Russi (RA).

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Diritti e povertà. Il bilancio sociale 2015 dell’Associazione Avvocato di strada Onlus

3475 persone assistite gratuitamente in tutta Italia nel corso del 2015. Oltre settecento avvocati impegnati quotidianamente in 41 città italiane: se si tenessero per mano coprirebbero una distanza pari a quella di circa 17 campi da calcio. Oltre 2 milioni e 432mila euro il valore del lavoro legale messo gratuitamente a disposizione degli ultimi. Queste alcune delle cifre contenute nel bilancio sociale 2015 presentato oggi dall’Associazione Avvocato di strada Onlus. In una pagina memorabile del libro ‘L’avvocato di strada’, il protagonista ideato da John Grisham dice “Prima di tutto sono un essere umano. Poi un avvocato. E’ possibile essere entrambe le cose”. I numeri presentati oggi lo confermano”. Così Antonio Mumolo, presidente nazionale dell’Associazione.

ALLEGATO
Il bilancio sociale 2015 (PDF)

Ricorsi contro i fogli di via, problematiche familiari, sfratti, lavoro, sanzioni contro la povertà: rispetto all’anno 2014 si è verificata una crescita generale delle attività. In un anno le pratiche di diritto civile sono passate da 1502 a 1577, le pratiche di diritto dei migranti da 829 a 1074, le pratiche di diritto penale da 296 a 373. Le pratiche di diritto amministrativo invece sono passate da 330 a 451. Il 56% dei nostri assistiti è stato di provenienza extra UE, il 31% italiani, il 13% cittadini UE. Gli uomini sono stati 2530 (73% del totale), le donne 945 (27%).

“Tra le pratiche di diritto civile, – sottolinea Mumolo – le tre voci più considerevoli riguardano il diritto alla residenza, il diritto del lavoro e gli sfratti. Purtroppo non sorprende il dato relativo alla residenza, una delle storiche battaglie della nostra associazione. Da questo requisito, che viene perduto in poco tempo dalla quasi totalità delle persone che vivono in strada, discendono fondamentali garanzie quali il diritto alla salute, al lavoro, all’assistenza sociale e previdenziale. Ci sembra interessante sottolineare il dato relativo alle successioni e alle problematiche ereditarie. Nello scorso anno abbiamo seguito 42 pratiche di questo tipo. Molto spesso le persone che vivono in strada vengono dimenticate dalle proprie famiglie e devono lottare per far valere i propri diritti anche su successioni o eredità che potrebbero rivelarsi per loro determinanti e consentire loro di uscire dalla vita in strada”.

“Come negli anni passati, le problematiche penali trattate dai legali di Avvocato di strada sono un numero inferiore a quello delle pratiche di diritto civile o del diritto dei migranti: un dato che stupisce sempre chi non conosce a fondo la marginalità estrema e che smentisce il pregiudizio secondo il quale chi vive in strada sarebbe spesso autore di reati. E’ vero invece il contrario: chi vive in strada è spesso vittima di aggressioni perché è debole e indifeso e anche perché considerato “colpevole” di essere povero. Ben 83 persone nel 2015 hanno avuto bisogno di una tutela legale perché sono state aggredite, minacciate e derubate mentre dormivano in strada. Desta preoccupazione il fatto che questo numero è in netta crescita rispetto allo scorso anno: dal 2013 (45 pratiche) sono più o meno raddoppiati”.

“Nel rapporto che abbiamo presentato oggi – conclude Mumolo – oltre alla descrizione delle nostre attività legali vengono elencate alcune delle principali iniziative realizzate, dei convegni che abbiamo promosso o che ci hanno visti protagonisti. Anche qust’anno, inoltre, abbiamo pubblicato il rendiconto economico delle nostre attività. La pubblicazione, consultabile nel nostro sito www.avvocatodistrada.it, è il nostro “bilancio sociale”, e rappresenta, anche attraverso numeri e dati, il nostro piccolo contributo alla costruzione di una società più giusta, in cui tutte le persone siano davvero uguali davanti alla legge e tutti i diritti siano ugualmente tutelati”.

DISTINZIONE PRATICHE PER AREA GIURIDICA
Totale delle pratiche di diritto civile 1577 (45%)
Totale delle pratiche di diritto dei migranti 1074 (31%)
Totale delle pratiche di diritto amministrativo 451 (13%)
Totale delle pratiche di diritto penale 373 (11%)
TOTALE 3475

LA PROVENIENZA DEGLI ASSISTITI
Cittadini extra UE 1946 (56%)
Cittadini italiani 1077 (31%)
Cittadini UE 452 (13%)
TOTALE 3475

DISTINZIONE PER GENERE
Uomini 2530 (73%)
Donne 945 (27%)
TOTALE 3475

Rapporto 2015 Avvocato di strada by jacopofiorentino

Sanità. Interrogazione PD sull’applicazione della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza”

Nadia Rossi, primo firmatario, e altri cinque consiglieri del gruppo del Partito Democratico, hanno presentato un’interrogazione alla Giunta a proposito della concreta applicazione della legge sulla Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG).

La L.194/1978, “confermata dagli elettori con una consultazione referendaria il 17 maggio 1981” ha introdotto precise disposizioni per garantire alle donne che la norma venga attuata in una struttura pubblica entro i termini ed i limiti ben precisati dalla legge. “Al ginecologo viene riconosciuto il diritto ad esercitare l’obiezione di coscienza, subordinato allo scopo principale di tutelare la vita della donna, ed al dovere di informare correttamente la paziente al fine di garantire che siano resi disponibili tutti i certificati necessari ed i consigli adeguati. Diversamente, l’obiezione dei medici potrebbe configurarsi come interruzione di servizio pubblico”.

Ora, scrivono Rossi e gli altri, il Comitato europeo dei Diritti sociali, rispondendo a un reclamo collettivo presentato dalla Cgil, ha affermato che lo Stato italiano non fa abbastanza per evitare che l’obiezione di coscienza dei medici contrari all’aborto, “abbia come conseguenza la violazione della Carta sociale europea del Consiglio d’Europa, in particolare riguardo ai diritti alla salute e alla non discriminazione delle donne che vogliono interrompere la propria gravidanza”.

Senza mettere in discussione il diritto all’obiezione di coscienza, garantito dalla legge 194, il Comitato avrebbe constatato, all’unanimità, una violazione dell’art. 11 della Carta sociale europea, per quanto riguarda i “rischi considerevoli” per la propria salute e il proprio benessere che le donne possono subire quando l’accesso ai servizi ospedalieri per l’interruzione volontaria della gravidanza è reso difficile dalla carenza di personale, causata dalla non disponibilità dei medici e di altri addetti obiettori, e dalla mancanza di misure adeguate di compensazione, non sempre garantite dalle autorità regionali competenti in modo soddisfacente.

Perciò, i consiglieri del Pd chiedono alla Giunta quale sia il numero e la percentuale dei medici nella nostra regione che si avvalgono della scelta dell’obiezione di coscienza; se siano noti all’ASL casi di rifiuto di prescrizione dei contraccettivi, anche “post-coitali”; infine, quali siano numero, nome e finalità delle associazioni che entrano nei consultori.

Oltre a Nadia Rossi, hanno sottoscritto l’interrogazione Silvia Prodi, Luca Sabattini, Francesca Marchetti, Antonio Mumolo e Valentina Ravaioli.


ALLEGATO
Interrogazione a risposta scritta circa questioni riguardanti l’obiezione di coscienza relativa all’interruzione volontaria della gravidanza. A firma dei Consiglieri: Rossi Nadia, Prodi, Sabattini, Ravaioli, Marchetti Francesca, Mumolo, Bagnari

Interruzione volontaria gravidanza. Interrogazione PD: “Come viene applicata la legge 194 in Emilia-Romagna?”

Cinque consiglieri del gruppo del Partito Democratico, hanno presentato un’interrogazione alla Giunta a proposito della concreta applicazione della legge sulla Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG).

La L.194/1978, “confermata dagli elettori con una consultazione referendaria il 17 maggio 1981” ha introdotto precise disposizioni per garantire alle donne che la norma venga attuata in una struttura pubblica entro i termini ed i limiti ben precisati dalla legge. “Al ginecologo viene riconosciuto il diritto ad esercitare l’obiezione di coscienza, subordinato allo scopo principale di tutelare la vita della donna, ed al dovere di informare correttamente la paziente al fine di garantire che siano resi disponibili tutti i certificati necessari ed i consigli adeguati. Diversamente, l’obiezione dei medici potrebbe configurarsi come interruzione di servizio pubblico”.

Ora, scrivono i consiglieri, il Comitato europeo dei Diritti sociali, rispondendo a un reclamo collettivo presentato dalla Cgil, ha affermato che lo Stato italiano non fa abbastanza per evitare che l’obiezione di coscienza dei medici contrari all’aborto, “abbia come conseguenza la violazione della Carta sociale europea del Consiglio d’Europa, in particolare riguardo ai diritti alla salute e alla non discriminazione delle donne che vogliono interrompere la propria gravidanza”.

Senza mettere in discussione il diritto all’obiezione di coscienza, garantito dalla legge 194, il Comitato avrebbe constatato, all’unanimità, una violazione dell’art. 11 della Carta sociale europea, per quanto riguarda i “rischi considerevoli” per la propria salute e il proprio benessere che le donne possono subire quando l’accesso ai servizi ospedalieri per l’interruzione volontaria della gravidanza è reso difficile dalla carenza di personale, causata dalla non disponibilità dei medici e di altri addetti obiettori, e dalla mancanza di misure adeguate di compensazione, non sempre garantite dalle autorità regionali competenti in modo soddisfacente.

Perciò, i consiglieri del Pd chiedono alla Giunta quale sia il numero e la percentuale dei medici nella nostra regione che si avvalgono della scelta dell’obiezione di coscienza; se siano noti all’ASL casi di rifiuto di prescrizione dei contraccettivi, anche “post-coitali”; infine, quali siano numero, nome e finalità delle associazioni che entrano nei consultori.

Oltre a Nadia Rossi, prima firmataria, hanno sottoscritto l’interrogazione Silvia Prodi, Luca Sabattini, Francesca Marchetti, Antonio Mumolo e Valentina Ravaioli.

Trivelle. Mumolo (PD): “Il mio voto per il SI”

“Il referendum di domenica 17 aprile sulle trivelle si avvicina. Si tratta di un tema complesso, e ci sono ragionevoli motivi che possono far propendere sia per il si che per il no. Per quanto mi riguarda, io andrò a votare e voterò si, anche perché non credo sia giusto prevedere la possibilità di un rinnovo indefinito delle concessioni per le estrazioni”. Lo scrive in una nota su Facebook il consigliere regionale PD Antonio Mumolo

“Indipendentemente dalle convenzioni personali, spero in ogni caso che tanta gente vada a votare e che il quorum per la validità del referendum venga raggiunto. Un referendum – conclude Mumolo – è sempre una festa per la democrazia e un popolo evoluto e consapevole, se viene interpellato, risponde”.