Morti sul lavoro. Mumolo (PD): “Basta stragi. Serve una procura nazionale del lavoro, sulla falsariga di quella Antimafia”
Bologna, 11 aprile 2024 – Il gruppo regionale del Partito Democratico esprime vicinanza e cordoglio alle famiglie delle vittime e a chi è rimasto ferito durante la grave tragedia che si è verificata alla centrale idroelettrica del lago artificiale di Suviana sull’Appennino in provincia di Bologna. Esprime inoltre riconoscenza ai soccorritori nella risoluzione che oggi è stata depositata all’Assemblea legislativa, che vede primo firmatario il consigliere regionale Antonio Mumolo.
Nell’atto del consigliere Mumolo, firmato anche da Emilia-Romagna Coraggiosa ed Europa Verde, si chiede alla Giunta regionale di proseguire il rapporto di massima collaborazione con le autorità competenti per la ricerca delle cause della grave tragedia di Suviana e di continuare ad intensificare le misure di contrasto all’illegalità sul lavoro, nonché i controlli per il potenziamento della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, dando piena applicazione a quanto previsto nel Piano Regionale della Prevenzione e nel Patto per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
La risoluzione sollecita anche il Governo ad agire su più fronti: incrementare i controlli finalizzati a contrastare l’illegalità nei luoghi di lavoro e di rafforzare gli organici degli Ispettorati del lavoro; aumentare il finanziamento alle regioni affinché possano aumentare il personale dei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle AUSL, in particolare dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di lavoro; coinvolgere attivamente le parti sociali nella definizione e nell’attuazione di un piano d’azione efficace e dettagliato per rafforzare la sicurezza nei luoghi di lavoro, con particolare attenzione alle aree identificate come prioritarie dai sindacati; valutare interventi sulla filiera degli appalti e dei subappalti nella quale si diluiscono, fino a scomparire, le misure di sicurezza e le relative responsabilità; valutare la creazione della Procura nazionale del lavoro, sulla falsariga di quella antimafia.
“Gli infortuni e le morti sul lavoro sono una vera e propria piaga sociale del nostro paese. I sindacati hanno fatto richieste molto chiare al Governo Meloni per contrastare questa strage, ma a livello governativo non viene presa alcuna azione degna di nota – dichiara il consigliere Mumolo – Oltre a rafforzare le politiche per la sicurezza nei luoghi di lavoro, ad affrontare il problema del lavoro precario, a introdurre il reato di omicidio sul lavoro e a bloccare i subappalti, bisognerebbe creare una Procura nazionale del lavoro, sulla falsariga di quella antimafia. Questa dovrebbe avere il compito di coordinare le indagini su tutto il territorio italiano in materia di sicurezza sul lavoro, garantendo coerenza e tempestività all’azione investigativa. Dovrebbe inoltre fungere da stimolo per l’azione penale nei casi di inerzia da parte delle procure distrettuali, e avere la facoltà di avviare direttamente le indagini su casi di particolare gravità”.
Il consigliere Mumolo conclude dicendo che “Morire sul lavoro non è accettabile, e non è tollerabile. Non lo era prima, non lo è adesso. Servono interventi drastici e il Governo deve fare la sua parte. Perché andare a lavorare è un diritto, ma tornare a casa di più, come ricordano i familiari delle tante, troppe vittime di questa strage che finisce sulle prime pagine solo per i fatti eclatanti, ma è uno stillicidio quotidiano che a Suviana vede un altro terribile capitolo”.
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È pronta la nuova edizione del “Dove andare per… Bologna”2022
La guida, arrivata alla XII edizione, come ricorda l’Assessore del Comune di Bologna al Welfare, nuove cittadinanze, fragilità Luca Rizzo Nervo “è un punto di riferimento per i cittadini senza dimora, ma anche per gli operatori e per chiunque voglia collaborare a rendere Bologna una città sempre più inclusiva”
“In questa guida, sottolinea il presidente dell’Associazione Avvocato di strada ODV, Antonio Mumolo, c’è scritto come continuare a vivere da esseri umani. La pubblicazione viene distribuita gratuitamente in stazione, nei dormitori, nelle mense ed in tutti i luoghi di Bologna frequentati dalle persone senza dimora. I titoli dei capitoli della guida sono stati tradotti in varie lingue perché possa essere d’aiuto anche a quelle persone che non conoscono bene l’italiano.”
“Quest’anno – prosegue il presidente Mumolo – la guida contiene due grandi novità, frutto di battaglie decennali portate avanti da Avvocato di strada insieme a tante altre associazioni di volontariato. La prima è che in Emilia-Romagna anche le persone senza dimora, prive di residenza, potranno usufruire di un medico di base e potranno quindi curarsi come tutti gli altri cittadini. La seconda è che le persone senza dimora potranno ottenere un abbonamento gratuito temporaneo per l’autobus, evitando così multe e umiliazioni dovute allo stato di povertà. Oggi a Bologna, come in Emilia-Romagna, uscire dalla strada è meno arduo. Ringrazio tutti i volontari che hanno partecipato alla realizzazione di questa guida, e il Comune di Bologna – Area Benessere di Comunità per la collaborazione. Un ringraziamento speciale alla Fondazione Amici di Zac per la fiducia e per il sostegno economico accordato per la realizzazione della nuova edizione della guida, e di altre attività da noi realizzate in favore delle persone senza dimora”.
La nuova edizione della guida è stata stampata in 2500 copie e nel corso dell’anno verrà distribuita gratuitamente in stazione, nei centri diurni, nei dormitori, nelle mense per i poveri e in tutti i luoghi frequentati dalle persone senza dimora, grazie al supporto dei Servizi sociali territoriali.
RITIRO DELLA GUIDA
Le associazioni che vogliono richiedere alcune copie della guida possono ritirarle presso la sede di Via Malcontenti 3, Bologna, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 16. Chi non può ritirarle nell’orario indicato può scrivere a bologna@avvocatodistrada.it o chiamare lo 051 227143 per concordare il ritiro in altri orari.
Mumolo: “L’Italia stia dalla parte delle donne iraniane”
“Donna, vita, libertà” è lo slogan che risuona nelle piazze di Teheran e di tutto l’Iran da quando sono scoppiate le proteste a seguito della morte di Mahsa Amini, una giovane di 22 anni arrestata alcuni giorni prima dalla cosiddetta “polizia morale” iraniana perché colpevole di non indossare correttamente il velo.
La Regione esprima solidarietà alle donne iraniane. A chiederlo è un risoluzione del Partito democratico a firma di Antonio Mumolo (primo firmatario), Roberta Mori, Matteo Daffadà, Andrea Costa, Gianni Bessi, Pasquale Gerace, Marcella Zappaterra e Marilena Pillati in cui si ricorda come “è necessario che la comunità internazionale prenda una ferma posizione di condanna verso le violazioni perpetrate in Iran e che ogni relazione con il governo iraniano debba essere condizionata al rispetto dei fondamentali diritti umani di tutti i cittadini e le cittadine dell’Iran”.
Da qui la risoluzione per impegnare la giunta “a farsi interprete di solidarietà, vicinanza e condivisione a tutte le ragazze e donne dell’Iran, sostenendo la loro lotta in favore della libertà, a chiedere al ministero degli Esteri di evidenziare queste posizioni all’ambasciata dell’Iran e a sollecitare il ministero degli Esteri ad attivarsi per la liberazione immediata della giovane italiana arrestata in Iran, arresto avvenuto mentre era in viaggio in quel paese, e di attivare tutte le iniziative utili alla sua tutela e al rientro in Italia”.
Assemblea legislativa: superare l’automatismo del cognome paterno
Approvata dall’Assemblea una risoluzione per sollecitare il Parlamento a legiferare per superare l’attuale automatismo del cognome paterno ai figli. A chiedere di dare seguito a quanto stabilito recentemente dalla Corte costituzionale è un atto del Partito democratico (primo firmatario Antonio Mumolo), ER Coraggiosa ed Europa Verde.
“La sentenza della Consulta -ha sottolineato Mumolo- ha una portata storica perché va nell’interesse non solo delle madri ma anche dei figli e dà piena applicazione al principio di uguaglianza. La novità è che se i genitori non si trovano d’accordo sul cognome da dare, al bambino o alla bambina vanno i cognomi di entrambi i genitori. Quello che chiediamo è rendere ‘ordinata’ questa disciplina”.
Da qui la risoluzione per impegnare la giunta regionale “a sollecitare il parlamento a legiferare in materia, sulla base di quanto stabilito dalla Corte costituzionale, superando la regola dell’automatismo del cognome paterno, nel solco del principio di eguaglianza e quale elemento dell’identità personale del figlio o della figlia”.
Maura Catellani (Lega) ha evidenziato: “La Corte costituzionale avanza anche alcuni ammonimenti, come, ad esempio, impedire un meccanismo di proliferazione ‘selvaggia’ dei cognomi, lesivo del minore. Le regole devono essere rigide. In questa risoluzione andrebbero indicati anche i punti critici. In questo momento andrebbero prese in considerazione altre priorità”.
Federico Amico (ER Coraggiosa) ha aggiunto: “Si tratta di dare corso a una sentenza della Corte costituzionale e superare una rigidità culturale che si è protratta nel tempo. Andare nella direzione di superare l’automatismo del cognome paterno non è lesiva di alcun altro diritto o priorità”.
Marco Lisei (Fratelli d’Italia) ha sottolineato: “Nel momento in cui c’è una sentenza della Corte costituzionale è ovvio che il parlamento dovrà procedere in questa direzione, per cui è superfluo che sia una giunta regionale a sollecitare il legislatore nazionale. È fondamentale che non si crei confusione, precisando alcuni automatismi, nell’interesse del minore”.
Oltre che da Mumolo la risoluzione è stata firmata da Roberta Mori, Pasquale Gerace, Stefano Caliandro, Marilena Pillati, Palma Costi, Lia Montalti (Pd), Federico Amico (ER Coraggiosa) e Silvia Zamboni (Europa Verde)