Finalmente la prima udienza del processo per Giulio Regeni

Esprimo tutta la mia vicinanza ai genitori di #GiulioRegeni che l’altro ieri, finalmente, hanno partecipato alla prima udienza del processo a carico degli assassini di loro figlio. Non hanno mai smesso di lottare per portare avanti questo processo, nonostante il regime egiziano non abbia mai collaborato per dare informazioni sui responsabili dell’omicidio di Giulio.
Ci sono voluti 8 anni…speriamo sia un primo passo per dare giustizia alla famiglia Regeni.
E complimenti anche alla collega Alessandra Ballerini per la professionalità e la costanza con cui porta avanti questa battaglia.

Un Emilia-Romagna il progetto di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito prosegue iter

In Emilia-Romagna il progetto di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito, promossa dall’Associazione Luca Coscioni, proseguirà il suo iter in Commissione IV come prevede lo Statuto regionale.

Più volte mi sono espresso a favore di una legislazione sul fine vita, sostenendo la battaglia dell’Associazione Coscioni. Sono convinto che il Parlamento dovrebbe intervenire il prima possibile con una legge nazionale come richiesto dalla Corte costituzionale. Intanto in Emilia-Romagna, con una delibera regionale, abbiamo garantito l’accesso al suicidio assistito in tempi certi come chiedeva la sentenza 242 del 2019 della Corte costituzionale.

Garantire il diritto al fine vita e a una morte dignitosa non obbliga nessuno ad avvalersene. Mi sono sempre battuto per l’autodeterminazione delle persone e lo farò anche questa volta.

La lotta al Caporalato: eppur si muove

Il 9 novembre alle ore 15.00 presso l’Aula III del Dipartimento di Giurisprudenza, parteciperò all’incontro di studio dal titolo “La lotta al Caporalato: eppur si muove”.

Nel corso dell’evento, verrà presentato il volume “Didattica, law clinic, giustizia e territorio”, a cura delle prof.sse Madia D’Onghia e Valentina Pasquarella e verranno illustrati i lavori della Clinica del Diritto, un progetto che da anni vede la collaborazione della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Foggia e di Avvocato di strada Foggia.

Mumolo: “L’Italia stia dalla parte delle donne iraniane”

“Donna, vita, libertà” è lo slogan che risuona nelle piazze di Teheran e di tutto l’Iran da quando sono scoppiate le proteste a seguito della morte di Mahsa Amini, una giovane di 22 anni arrestata alcuni giorni prima dalla cosiddetta “polizia morale” iraniana perché colpevole di non indossare correttamente il velo.

La Regione esprima solidarietà alle donne iraniane. A chiederlo è un risoluzione del Partito democratico a firma di Antonio Mumolo (primo firmatario), Roberta Mori, Matteo Daffadà, Andrea Costa, Gianni Bessi, Pasquale Gerace, Marcella Zappaterra e Marilena Pillati in cui si ricorda come “è necessario che la comunità internazionale prenda una ferma posizione di condanna verso le violazioni perpetrate in Iran e che ogni relazione con il governo iraniano debba essere condizionata al rispetto dei fondamentali diritti umani di tutti i cittadini e le cittadine dell’Iran”.

Da qui la risoluzione per impegnare la giunta “a farsi interprete di solidarietà, vicinanza e condivisione a tutte le ragazze e donne dell’Iran, sostenendo la loro lotta in favore della libertà, a chiedere al ministero degli Esteri di evidenziare queste posizioni all’ambasciata dell’Iran e a sollecitare il ministero degli Esteri ad attivarsi per la liberazione immediata della giovane italiana arrestata in Iran, arresto avvenuto mentre era in viaggio in quel paese, e di attivare tutte le iniziative utili alla sua tutela e al rientro in Italia”.

Assemblea legislativa: superare l’automatismo del cognome paterno

Approvata dall’Assemblea una risoluzione per sollecitare il Parlamento a legiferare per superare l’attuale automatismo del cognome paterno ai figli. A chiedere di dare seguito a quanto stabilito recentemente dalla Corte costituzionale è un atto del Partito democratico (primo firmatario Antonio Mumolo), ER Coraggiosa ed Europa Verde.

“La sentenza della Consulta -ha sottolineato Mumolo- ha una portata storica perché va nell’interesse non solo delle madri ma anche dei figli e dà piena applicazione al principio di uguaglianza. La novità è che se i genitori non si trovano d’accordo sul cognome da dare, al bambino o alla bambina vanno i cognomi di entrambi i genitori. Quello che chiediamo è rendere ‘ordinata’ questa disciplina”.

Da qui la risoluzione per impegnare la giunta regionale “a sollecitare il parlamento a legiferare in materia, sulla base di quanto stabilito dalla Corte costituzionale, superando la regola dell’automatismo del cognome paterno, nel solco del principio di eguaglianza e quale elemento dell’identità personale del figlio o della figlia”.

Maura Catellani (Lega) ha evidenziato: “La Corte costituzionale avanza anche alcuni ammonimenti, come, ad esempio, impedire un meccanismo di proliferazione ‘selvaggia’ dei cognomi, lesivo del minore. Le regole devono essere rigide. In questa risoluzione andrebbero indicati anche i punti critici. In questo momento andrebbero prese in considerazione altre priorità”.

Federico Amico (ER Coraggiosa) ha aggiunto: “Si tratta di dare corso a una sentenza della Corte costituzionale e superare una rigidità culturale che si è protratta nel tempo. Andare nella direzione di superare l’automatismo del cognome paterno non è lesiva di alcun altro diritto o priorità”.

Marco Lisei (Fratelli d’Italia) ha sottolineato: “Nel momento in cui c’è una sentenza della Corte costituzionale è ovvio che il parlamento dovrà procedere in questa direzione, per cui è superfluo che sia una giunta regionale a sollecitare il legislatore nazionale. È fondamentale che non si crei confusione, precisando alcuni automatismi, nell’interesse del minore”.

Oltre che da Mumolo la risoluzione è stata firmata da Roberta Mori, Pasquale Gerace, Stefano Caliandro, Marilena Pillati, Palma Costi, Lia Montalti (Pd), Federico Amico (ER Coraggiosa) e Silvia Zamboni (Europa Verde)