L’avvocato giuslavorista e consigliere regionale PD Antonio Mumolo rivolge un appello ai parlamentari bolognesi del PD perché si attivino per cancellare la norma introdotta dalla finanziaria in discussione in Parlamento, ma già operativa, e che impone un costo per le cause di lavoro e previdenziali. In base a questa norma tutti i lavoratori, che vivono già una situazione di difficoltà, per far rispettare i propri diritti devono farsi carico totalmente delle spese di giustizia. “Se questa norma rimarrà nella finanziaria – afferma Antonio Mumolo – si andrà nella direzione di una giustizia per censo e saranno pochi i lavoratori che, pur non percependo la retribuzione da mesi e pur essendo stati licenziati ingiustamente, si rivolgeranno ai giudici, semplicemente perché non avranno i mezzi economici per farlo.” “E’ la povertà – conclude Mumolo – che si trasforma in ingiustizia.”

Bologna 14 luglio 2011

LETTERA APERTA AI PARLAMENTARI PD BOLOGNA
OGGETTO: Cause di lavoro a pagamento. Cancelliamo l’odiosa tassa introdotta dalla finanziaria

Stimatissimi,
vi scrivo questa lettera aperta perché come noto, nell’ambito della manovra finanziaria in discussione in questi giorni è stato introdotto dall’art. 37 del DL 98/2011 – in vigore dal 6 luglio 2011 – una tassa odiosa, per cui le cause di lavoro e previdenziali non sono più esenti da contributi unificati, imposta di bollo, di registro e da ogni spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie e natura, come lo erano, di fatto, da mezzo secolo.
Le modalità con cui è stato disposto l’obbligo di pagamento hanno gettato nel panico le cancellerie dei Tribunali del Lavoro e tutti gli operatori giuridici anche perché il testo del decreto non è affatto chiaro e consente diverse interpretazioni.
Nell’incertezza diffusa la misura del contributo unificato per tutte le controversie previdenziali e di lavoro che le cancelleria oggi applicano, varia dalla cifra di 18,50 € ad oltre 700; per le procedure esecutive da un minimo di 37 € in su; per l’esecuzione mobiliare (ivi compreso il pignoramento presso terzi) il costo è di 121 €; per le esecuzione immobiliare 242 euro; 146 euro per l’opposizione agli atti esecutivi; anche per le istanze per le dichiarazioni di fallimento che sono indispensabili per aggredire il fondo di garanzia INPS occorre versare la cifra fissa di 85,00 €; mentre per i decreti ingiuntivi e per i procedimenti d’urgenza gli importi dovrebbero essere ridotti della metà; in ogni caso a questi costi dovrà sommarsi il costo della marca da bollo. Per tutte le cause di valore indeterminato (impugnazione di licenziamento con richiesta di reintegra, impugnazione di trasferimento, impugnazione di provvedimenti disciplinari, rivendicazioni di un inquadramento superiore, eccetera) il lavoratore dovrà anticipare € 225,00. Per quanto riguarda le controversie collettive (con più ricorrenti) si ritiene che il contributo sia dovuto una sola volta, fermo restando il valore complessivo della causa.
La norma prevede una esenzione in ragione del reddito per la quale sono esenti da ogni versamento i titolari di un reddito inferiore al doppio di quello fissato per l’accesso al gratuito patrocinio, quindi pari a € 21.256,32 ( € 10.628,16 x 2) come risultante dall’ultima dichiarazione dei redditi. Ma si tratta di somme lorde che quindi facilmente possono essere superate dal reddito medio di un operaio che abbia lavorato l’anno precedente, ma che potrebbe essere disoccupato da mesi!
Per di più numerose cancellerie affermano che la norma vada interpretata con riferimento al reddito familiare e non individuale.
Pertanto, l’introduzione di questa disposizione significa che per recuperare dei crediti incerti (quando il datore di lavoro è insolvente e/o si è reso irreperibile) occorre versare tale contributo con il deposito del ricorso, nell’incertezza di poterlo mai recuperare, aggravando la situazione già fortemente precaria di quei lavoratori che hanno perso il lavoro e stanno scivolando in quella condizione di povertà dalla quale è sempre più difficile riemergere.
Vi prego di volervi attivare nella maniera che riterrete più opportuna per cancellare questa odiosa disposizione.

Distinti saluti
Antonio Mumolo
Consigliere regionale PD
Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna