Fermiamo i bombardamenti turchi in Rojava

Il Presidente turco #Erdogan ha ordinato attacchi aerei che hanno causato morti, feriti e distruzioni nella zona del #Rojava dove si trova #Kobane. La città di Kobane è stato un centro decisivo di resistenza contro i terroristi dell’Isis, come del resto lo è stata la zona curda dell’Iraq.
Aggredire questo presidio è un’azione irresponsabile e illegittima. Per di più in quel territorio si è sviluppata una realtà politica e sociale di partecipazione molto avanzata che si è concretizzata nella Federazione Democratica della Siria del Nord.
Nei prossimi giorni presenterò una risoluzione alla Giunta regionale per sollecitarla a chiedere che il governo italiano condanni l’aggressione della Turchia contro la Federazione Democratica della Siria del Nord e faccia valere questa posizione in tutte le sedi internazionali, soprattutto presso la NATO e l’Unione Europea che non possono chiudere gli occhi dinanzi alle azioni repressive del governo turco.

I diritti dei curdi riguardano tutti noi

I diritti dei curdi, un grande popolo senza nazione, riguardano tutti noi. Come Presidente dell’associazione Bologna Kurdistan condivido questo appello lanciato dai partiti di sinistra curdi (tradotto in italiano). I diritti del popolo curdo sono da troppo tempo calpestati e ignorati, è ora di intervenire.

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Gentilissime e Gentilissimi,
Come membri della Conferenza dei Partiti di Sinistra del Kurdistan, vorremmo informare i decisori politici del vostro paese sulla situazione del Kurdistan.
Le operazioni militari condotte dal governo turco nel Kurdistan settentrionale e i tentativi di militarizzare la regione continuano a calpestare i diritti di tutti i cittadini che vivono in Turchia. Questo, insieme all’aggravarsi della crisi economica, stanno rendendo insostenibili le condizioni di vita di milioni di persone.
Invece di rivedere le proprie politiche, il governo turco vuole spingere la crisi al di là dei propri confini. Provocando la crisi nel Mediterraneo, inviando forze militari in Siria e Libia, creando problemi con Grecia, Cipro, Francia e Unione Europea, invadendo villaggi e paesi nel Kurdistan meridionale e occidentale, il governo turco intende mascherare i gravi problemi interni e deviare l’attenzione.
La pressione, occupazione e isolamento del Kurdistan orientale da parte della Repubblica Islamica dell’Iran portano con sé la pratica delle esecuzioni, degli arresti e della detenzione di avvocati del lavoro, difensori dei diritti delle donne, ambientalisti, attivisti dei diritti umani in tutto il paese.
La soppressione delle persone è accompagnata da minacce e bombardamenti del Kurdistan meridionale, e da interventi negli affari interni di Iraq, Siria, Libano e Yemen. La politica della Repubblica Islamica dell’Iran sta portando alla distruzione della pace e della fiducia nella regione. In Iran, dove non c’è democrazia, i diritti umani sono calpestati.
Nel Kurdistan occidentale i soldati turchi e i gruppi radicali loro alleati umiliano i curdi, molestano le donne, compiono arresti arbitrari, rapiscono e uccidono i curdi nelle regioni di Afrin, Serekani e Girêsipi.
Tutto ciò avviene sotto gli occhi delle potenze alleate e delle grandi nazioni, comprese Russia e Siria. Le potenze mondiali e regionali sostengono la causa curda solo quando è loro interesse, mentre tentano di ignorare i curdi e le loro istanze di giustizia negli incontri internazionali sul futuro della Siria.
Continua il tentativo di cambiare la composizione demografica del Kudistan meridionale, arabizzando le regioni curde esterne al Governo regionale curdo. In aggiunta al fallimento del governo centrale di implementare la costituzione e l’autonomia finanziaria, a cui i curdi avrebbero ufficialmente diritto dal 2014, Hashd al-Shaabi e gruppi simili portano avanti pratiche scioviniste in tali regioni. Tali politiche procedono mano nella mano con l’arresto e l’uccisione di attivisti della società civile nell’Iraq centrale e meridionale.
Inoltre la pandemia aggrava la situazione in tutte le quattro parti del Kurdistan. Gli amministratori dei quattro stati non inviano sufficiente equipaggiamento medico in Kurdistan.
Per questo, come membri della Conferenza dei Partiti di sinistra del Kurdistan, chiediamo a voi e ai vostri governi di sostenere la causa del popolo curdo, attraverso appropriati mezzi diplomatici, sulla base del rispetto dei diritti umani e nazionali, e di fare pressione sugli stati che opprimono i curdi.
Le pratiche e i discorsi discriminatori di tali stati, le politiche di odio e oppressione minacciano la pace e la fiducia non solo in Medio Oriente, ma in tutto il mondo.
Il Kurdistan è diviso in quattro contro la volontà del nostro popolo. Pace, tranquillità, fiducia, coesistenza pacifica e sviluppo in Medio Oriente non sono possibili se non si risolve la questione curda in maniera equa, pacifica e democratica.
Firmato:
I membri della Conferenza dei Partiti di Sinistra del Kurdistan
Communist Party of Kurdistan-KKP (Turkey)
Kurdistan Socialist Party (Turkey)
Communist Party of Kurdistan (Syria)
Kurdistan Workers’ Organization (Iran)
Kurdistan Democratic Movement (Iraq)
Kurdistan Toiler’s Party (Iraq)
Communist Party of Kurdistan (Iraq)
#curdi #donnecurde #Rojava

Siria. Aula approva la risoluzione Si-Pd-Misto: “L’Europa intervenga per i curdi”

L’Aula approva (col sì di Pd, Si, gruppo Misto e M5s, astensione di Lega, Fdi e Forza Italia) la risoluzione a prima firma Igor Taruffi (Sinistra italiana) e Antonio Mumolo (Partito democratico) per chiedere alla giunta di “esprimere solidarietà al popolo curdo” dopo l’attacco del governo turco, “promuovendo in tutte le sedi istituzionali l’attivazione dei canali diplomatici volti alla risoluzione del conflitto”. Una risoluzione firmata anche da Yuri Torri di Si e da Silvia Prodi del gruppo Misto, oltre che dai consiglieri del Pd Enrico Campedelli, Lia Montalti, Luca Sabattini, Nadia Rossi, Francesca Marchetti, Roberto Poli, Paolo Zoffoli, Valentina Ravaioli e Stefano Caliandro.

Un documento “per far sentire la voce dell’Europa”, cercando di evitare che “l’Isis sfrutti il caos che si verrebbe a creare nel nord della Siria per riorganizzarsi”. Per questo, Mumolo sollecita il “boicottaggio di tutti i marchi di prodotti registrati in Turchia, in modo che il governo riceva un segnale, anche sollecitato dalle aziende”.

Secondo Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d’Italia) “la Russia, pur intrattenendo buoni rapporti con la Turchia di Erdogan, non può dimenticare il suo ruolo di garante dell’integrità territoriale della Siria e un’eventuale neutralizzazione delle milizie curde per mano turca rischia di rappresentare un grosso regalo a quello Stato islamico che già in passato si è giovato dell’ambigua connivenza dei servizi segreti di Ankara”. Per Andrea Galli (Forza Italia) però “ci sono pochi accenni all’aviazione russa che ha fermato l’Isis”. Da parte di Andrea Bertani (M5s) “ci si deve muovere come Unione Europea: serve una posizione unica”. Infine, per Matteo Rancan (Lega) questa invasione è la prova che “tutti dobbiamo avere lo stesso obiettivo: mai la Turchia in Europa”.