Bologna. Lo Giudice e Mumolo (PD): “Bene Merola. Partiamo dai contenuti per un nuovo sguardo del PD sulla città”

“Condividiamo le parole di Merola sulla necessità di rigenerare il progetto del PD per Bologna. C’è bisogno di un nuovo sguardo del Pd sulla città e sui suoi bisogni reali per fare in modo che la nostra comunità cittadina e metropolitana cresca e si muova nel contesto solido di una prospettiva forte e partecipata”. Così il senatore Sergio Lo Giudice e il consigliere regionale Antonio Mumolo tornano oggi sulle parole del sindaco Virginio Merola sul congresso del PD di Bologna che si terrà in ottobre.

“Il Partito democratico è in crisi di radicamento in molte parti del Paese. A Bologna è certo più in salute che altrove, grazie a una tradizione di insediamento e anche all’importante lavoro fatto in questi anni dai gruppi dirigenti locali. Ma niente può darsi per scontato: un’astensione crescente e la diffusa disaffezione alla politica richiedono un colpo d’ala che ci richiede un’innovazione del partito e della sua azione per riaccendere la fiducia nel valore dell’impegno politico. Noi crediamo che questo vada fatto anche attraverso la radicalità di interventi su temi spesso trascurati che riguardano però la vita reale dei cittadini : la lotta all’illegalità, il contrasto alle nuove povertà, la promozione dei diritti civili di tutti, un nuovo impegno nella tutela dell’ambiente. È anche di questo che vorremo discutere nelle settimane della Festa dell’Unità bolognese. Facciamo insieme una discussione franca, sapendo che non sarebbe utile replicare schemi romani: Bologna può dare il suo contributo, al di là degli schieramenti nazionali, per un progetto dal valore civico che, nel contempo, aiuti anche il Pd nazionale ad uscire dalla logica dei nemici interni, ad affrontare la fatica delle alleanze politiche e sociali nel campo del centrosinistra e ad aggiornare la sua agenda di contenuti in una prospettiva di innovazione e di modernità ma attenta ai bisogni di chi rischia di restare escluso”.

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Volontari feste PD. Mumolo: “Sentenza importante che fa chiarezza una volta per tutte”

“Una sentenza importante che chiarisce una volta per tutte un concetto per noi fondamentale: i volontari delle feste sono volontari”. Così il consigliere regionale PD Antonio Mumolo commenta la sentenza emessa dal Tribunale di Rimini, che rigetta la tesi secondo la quale questo tipo di prestazione si possa equiparare a quella di un rapporto di lavoro subordinato.



La vicenda nasce lo scorso anno a seguito dei rilievi della Guardia di Finanza alla Festa dell’Unità di Morciano che si concludono con un verbale che prevede una sanzione agli organizzatori per il mancato rispetto delle norme vigenti in tema di lavoro subordinato. A seguito di ciò, l’Inail chiede la regolarizzazione dei rapporti di lavoro dei volontari della Festa.



“E’ a questo punto che il segretario del PD di Morciano, Christian D’Andrea mi ha contattato per raccontarmi questa vicenda e chiedere la mia collaborazione” commenta Mumolo, che, in qualità di avvocato, decide di assumere l’incarico, avvalendosi della collaborazione del penalista Salvatore Tesoriero e del commercialista Marco Faleo. Fino alla decisione del giudice del 18 luglio scorso che smonta le tesi della Guardia di Finanza e le richieste dell’Inail e definisce volontario il rapporto prestato “affectionis vel benvolentiae causa” – come recita la sentenza.



“La decisione del giudice ci soddisfa molto – dichiara Mumolo – perché ci consente di continuare ad organizzare le Feste consapevoli che il prezioso lavoro svolto dai volontari sia da considerarsi, appunto, volontario. Oltretutto la sentenza non riguarda solo le iniziative dei partiti ma anche quelle delle associazioni che organizzano simili appuntamenti di autofinanziamento. Quindi credo che questa vicenda possa essere considerata una vittoria per il PD e per tutti quelli che credono nell’impegno e nella passione civile”.

Approvato il Piano Sanitario Regionale 2017-2019. Il mio intervento in aula

Oggi pomeriggio sono intervenuto in Assemblea legislativa per dichiarare il mio voto positivo al Piano sociale e sanitario regionale e per sottolineare alcuni aspetti che riguardano le persone che vivono in strada e la loro salute

12 luglio 2017
Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna

I miei colleghi hanno già sottolineato l’importanza del documento che stiamo per votare e dell’approccio che integra politiche sociali e politiche sanitarie. Il relatore ha poi efficacemente evidenziato i punti salienti. Io mi limiterò qui a sottolineare un aspetto del Piano legato alla lotta all’esclusione, alla fragilità e alla povertà.

La nostra Regione ha già avviato importanti azioni in quest’ambito (dalla legge regionale sull’inclusione socio-lavorativa delle persone con fragilità (L.R. 14/2015) al reddito di solidarietà (L.R. 24/2016).

Credo che il piano sanitario debba porre ulteriore attenzione alle persone che, essendo prive di residenza anagrafica, non possono iscriversi al servizio sanitario e accedere quindi alle cure di base.

L’art. 32 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”

La legge n. 833/78, che ha istituito il servizio sanitario nazionale, ha sancito che l’assistenza sanitaria va garantita a tutti coloro che risiedono o dimorano nel territorio della Repubblica, senza distinzione di condizioni individuali o sociali; la legge lega però l’iscrizione al Servizio sanitario alla residenza. Chi non possiede la residenza non può quindi accedere alle cure di base (il cosiddetto medico di famiglia, ad esempio).

Il mancato accesso all’assistenza sanitaria di base finisce per accrescere i costi del SSN, da un lato per un forzato utilizzo dei punti di pronto soccorso, dall’altro per il probabile aggravarsi di banali patologie, se trascurate o non curate con continuità.

Il mancato accesso all’assistenza sanitaria di base può anche comportare rischi per la salute pubblica.

Sono molte le associazioni e gli enti no profit di medici e operatori sanitari che, nel territorio della nostra regione, si spendono per fornire cure gratuite e assistenza sanitaria gratuita a queste persone.

I costi di tale attività, che ha anche un importante funzione di tutela della salute pubblica, sono in gran parte sostenuti dalle associazioni e dai volontari stessi.

L’azione di tali associazioni e organizzazioni determina risparmi per il Servizio Sanitario Regionale, da un lato per le sue funzioni preventive (rispetto alle patologie che possono diventare croniche se non curate in tempo, rispetto all’eventuale diffondersi di malattie), dall’altro perché riduce il ricorso ai vari punti di pronto soccorso.

Credo sia importante che la nostra Regione sostenga tali realtà, per questo, insieme ai colleghi Boschini, Soncini e Mori ho proposto un emendamento che prevede “un’attenzione specifica […] agli interventi delle associazioni di volontariato volti a garantire l’assistenza di base alle persone che, in quanto non residenti, ne sono prive, ad esclusione delle prestazioni di emergenza. Ciò per garantire a ciascun individuo il diritto alla salute, e anche nell’ottica di protezione della salute pubblica”.

Comunicazione UE sul Pilastro europeo dei diritti sociali

Oggi nelle Commissioni regionali discutiamo la Comunicazione UE sul Pilastro europeo dei diritti sociali. Una proposta per migliorare la qualità della vita dei cittadini, coordinando le politiche sociali dei diversi stati. Credo che sia questo il lavoro da portare avanti con tenacia: ripartire dai diritti sociali per ricostruire il tessuto di una collettività solidale e attiva. Il rischio di chiusura e di esplosione sociale è sotto i nostri occhi, a partire dall’atteggiamento verso i migranti. Il Pilastro sociale propone politiche per promuovere l’occupazione ma anche per migliorare le condizioni di lavoro, sia in termini di diritti (come tutele per i contratti di lavoro flessibili, in aumento in tutta Europa, tutele contro il licenziamento ingiustificato e una riflessione sulle retribuzioni minime), sia in termini di sicurezza e salute. Sono 20 i principi proposti, tra cui il reddito minimo, la casa, i servizi essenziali.

Sono tutti temi su cui la nostra Regione ha adottato politiche efficaci da anni, su cui porteremo il nostro contributo, aperti alle proposte che arrivano, per non lasciar fallire un progetto lungimirante a causa dell’inettitudine e dello scarso coraggio.

LINK
https://ec.europa.eu/italy/news/20170426_pilastro_sociale_ce_it