Oggi pomeriggio sono intervenuto in Assemblea legislativa per dichiarare il mio voto positivo al Piano sociale e sanitario regionale e per sottolineare alcuni aspetti che riguardano le persone che vivono in strada e la loro salute
12 luglio 2017
Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna
I miei colleghi hanno già sottolineato l’importanza del documento che stiamo per votare e dell’approccio che integra politiche sociali e politiche sanitarie. Il relatore ha poi efficacemente evidenziato i punti salienti. Io mi limiterò qui a sottolineare un aspetto del Piano legato alla lotta all’esclusione, alla fragilità e alla povertà.
La nostra Regione ha già avviato importanti azioni in quest’ambito (dalla legge regionale sull’inclusione socio-lavorativa delle persone con fragilità (L.R. 14/2015) al reddito di solidarietà (L.R. 24/2016).
Credo che il piano sanitario debba porre ulteriore attenzione alle persone che, essendo prive di residenza anagrafica, non possono iscriversi al servizio sanitario e accedere quindi alle cure di base.
L’art. 32 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
La legge n. 833/78, che ha istituito il servizio sanitario nazionale, ha sancito che l’assistenza sanitaria va garantita a tutti coloro che risiedono o dimorano nel territorio della Repubblica, senza distinzione di condizioni individuali o sociali; la legge lega però l’iscrizione al Servizio sanitario alla residenza. Chi non possiede la residenza non può quindi accedere alle cure di base (il cosiddetto medico di famiglia, ad esempio).
Il mancato accesso all’assistenza sanitaria di base finisce per accrescere i costi del SSN, da un lato per un forzato utilizzo dei punti di pronto soccorso, dall’altro per il probabile aggravarsi di banali patologie, se trascurate o non curate con continuità.
Il mancato accesso all’assistenza sanitaria di base può anche comportare rischi per la salute pubblica.
Sono molte le associazioni e gli enti no profit di medici e operatori sanitari che, nel territorio della nostra regione, si spendono per fornire cure gratuite e assistenza sanitaria gratuita a queste persone.
I costi di tale attività, che ha anche un importante funzione di tutela della salute pubblica, sono in gran parte sostenuti dalle associazioni e dai volontari stessi.
L’azione di tali associazioni e organizzazioni determina risparmi per il Servizio Sanitario Regionale, da un lato per le sue funzioni preventive (rispetto alle patologie che possono diventare croniche se non curate in tempo, rispetto all’eventuale diffondersi di malattie), dall’altro perché riduce il ricorso ai vari punti di pronto soccorso.
Credo sia importante che la nostra Regione sostenga tali realtà, per questo, insieme ai colleghi Boschini, Soncini e Mori ho proposto un emendamento che prevede “un’attenzione specifica […] agli interventi delle associazioni di volontariato volti a garantire l’assistenza di base alle persone che, in quanto non residenti, ne sono prive, ad esclusione delle prestazioni di emergenza. Ciò per garantire a ciascun individuo il diritto alla salute, e anche nell’ottica di protezione della salute pubblica”.