“L’Assemblea legislativa impegna la Giunta a fare propria la battaglia per l’accesso alle cure delle persone senza dimora e a sostenere un veloce iter di approvazione parlamentare della legge a firma Pd e M5s in discussione al Senato”. È quanto si legge nella risoluzione proposta da numerosi consiglieri del Gruppo Pd, primo firmatario Antonio Mumolo, a cui si sono aggiunti anche consiglieri di Sel e l’Altra ER, approvata in Aula dai Gruppi proponenti e da Lega nord e M5s, mentre Fi e Fdi si sono astenuti.
VIDEO. La presentazione della risoluzione
Approvato anche un emendamento della Lega nord, a firma del consigliere Daniele Marchetti, nel quale si legge che “al fine di limitare spostamenti di massa di cittadini privi di residenza anagrafica verso il territorio della Regione Emilia-Romagna, chiede alla Regione di attivarsi in sede di Conferenza Stato-Regioni affinché analoghi servizi siano erogati da tutti i servizi sanitari regionali”.
Nell’atto d’indirizzo, illustrato da Mumolo, si chiede all’esecutivo regionale “di coinvolgere gli operatori della sanità e le organizzazioni di volontariato a intervenire per far sì che le persone prive di residenza anagrafica possano usufruire di assistenza gratuita da parte dei professionisti operanti nell’assistenza sanitaria di base, analogamente a quanto già avviene per l’assistenza di base ai minori stranieri temporaneamente presenti”. Secondo il documento, la crisi economica e sociale ha esteso la platea dei cittadini in stato di bisogno. A subire il peso maggiore “della scarsità della risposta pubblica sono soprattutto le persone che vivono in estrema povertà e in condizioni di esclusione sociale come le persone senza dimora”, che, stando all’ultimo rapporto Caritas (dati 2012), sarebbero in Emilia-Romagna “circa 4.400, di cui oltre la metà stranieri”. Gli homeless, infatti, con la perdita della residenza subiscono la cancellazione dalle liste anagrafiche e, in automatico, perdono il diritto all’assistenza da parte del Sistema sanitario nazionale, potendo usufruire solo delle cure del Pronto soccorso. Ciò in conseguenza delle previsioni della legge n. 833 del 1978 “Istituzione del servizio sanitario nazionale”, che individua nella residenza anagrafica il criterio normale di collegamento tra utente e Azienda sanitaria locale. “Alla persona sprovvista di residenza”, viene spiegato nel documento, “è di fatto precluso l’esercizio del diritto alla salute”, in pieno contrasto con il dettato costituzionale. Inoltre, “mentre agli stranieri le cure di base sono garantite dal tesserino STP (Straniero temporaneamente presente)”, per migliaia di italiani “non vi è accesso ad alcuna assistenza di base, circostanza anche economicamente controproducente poiché porta ad un esborso ben maggiore in capo al sistema sanitario nazionale di fronte all’aggravarsi di banali patologie trascurate”. Il duplice intervento della Regione, quindi, sulle Camere per la modifica legislativa e sulla sanità regionale per nuove misure di welfare, è ritenuto dai firmatari “non più eludibile”. ATTO DI INDIRIZZO RISOLUZIONE – Oggetto n. 238 – Risoluzione per impegnare la Giunta a porre in essere azioni finalizzate a consentire l’accesso alle cure delle persone senza dimora, favorire la rapida approvazione della relativa normativa, sostenendo i soggetti e le organizzazioni di volontariato che prevedano l’assistenza gratuita alle persone prive di residenza anagrafica. A firma dei Consiglieri: Mumolo, Serri, Marchetti Francesca, Bessi, Poli, Zoffoli, Bagnari, Caliandro, Lori, Pruccoli, Prodi, Ravaioli, Zappaterra, Montalti, Cardinali, Taruffi, Torri, Alleva
“3231 persone assistite gratuitamente in tutta Italia nel corso del 2014. Oltre settecento avvocati impegnati quotidianamente in 39 città italiane: se si tenessero per mano coprirebbero una distanza pari a quella di circa 17 campi da calcio. Oltre 2 milioni e 200mila euro il valore del lavoro legale messo gratuitamente a disposizione degli ultimi. Queste alcune delle cifre contenute nel bilancio sociale 2014 presentato oggi dall’Associazione Avvocato di strada Onlus. In una pagina memorabile del libro ‘L’avvocato di strada’, il protagonista ideato da John Grisham dice “Prima di tutto sono un essere umano. Poi un avvocato. E’ possibile essere entrambe le cose”. I numeri presentati oggi lo confermano”. Così Antonio Mumolo, presidente nazionale dell’Associazione.
Ricorsi contro i fogli di via, problematiche familiari, sfratti, lavoro, sanzioni contro la povertà: rispetto all’anno 2013 (2718 pratiche) si è verificata una crescita generale delle attività in tre aree giuridiche. In un anno le pratiche di diritto civile sono passate da 1263 a 1502, le pratiche di diritto dei migranti da 829 a 1100, le pratiche di diritto penale da 296 a 421. Le pratiche di diritto amministrativo invece sono passate da 330 a 296. Il 59% dei nostri assistiti è stato di provenienza extra UE, il 29% italiani, il 12% cittadini UE. Gli uomini sono stati 2392 (74%), le donne 839 (26%).
“Tra le pratiche di diritto civile, – sottolinea Mumolo – le tre voci più considerevoli riguardano il diritto alla residenza, il diritto del lavoro e gli sfratti. Nessuna sorpresa per quanto riguarda il problema della residenza, una delle storiche battaglie della nostra associazione. Da questo requisito, che viene perduto in poco tempo dalla quasi totalità delle persone che vivono in strada, discendono fondamentali garanzie quali il diritto alla salute, al lavoro, all’assistenza sociale e previdenziale. Negli ultimi dodici mesi si è registrato un grande aumento delle pratiche relative ai permessi di soggiorno, passate dalle 313 del 2013 alle ben 591 del 2014. Incidono su questa crescita vari fattori tra i quali le aperture delle nuove sedi in territori come Andria e Cerignola, dove la quasi totalità dei nostri assistiti è rappresentata da persone straniere e senza permesso di soggiorno”.
“Come negli anni passati, le problematiche penali trattate dai legali di Avvocato di strada sono un numero inferiore a quello delle pratiche di diritto civile o del diritto dei migranti: un dato che desta sempre sorpresa e che smentisce il pregiudizio secondo il quale chi vive in strada sarebbe spesso autore di reati. E’ vero invece il contrario: chi vive in strada è spesso vittima di aggressioni perché è debole e indifeso e anche perché considerato “colpevole” di essere povero. Ben 99 persone nel 2014 hanno avuto bisogno di una tutela legale perché sono state aggredite, minacciate e derubate mentre dormivano in strada. Desta preoccupazione il fatto che questo numero è in netta crescita rispetto allo scorso anno: dal 2013 (45 pratiche) i dati sono più che raddoppiati. Rispetto allo scorso anno, – aggiunge il presidente Mumolo – è molto cresciuto il numero di quelli che noi chiamiamo “reati per fame”, come i piccoli furti al supermercato: erano stati 35 nel 2013, sono stati ben 64 nel 2014”.
“Nel rapporto che abbiamo presentato oggi – conclude Mumolo – oltre alla descrizione delle nostre attività legali vengono elencate alcune delle principali iniziative realizzate, dei convegni che abbiamo promosso o che ci hanno visti protagonisti. Per la prima volta, inoltre, quest’anno abbiamo pubblicato il rendiconto economico delle nostre attività. La pubblicazione, consultabile nel nostro sito www.avvocatodistrada.it, diventa quindi il nostro “bilancio sociale”, e rappresenta, anche attraverso numeri e dati, il nostro piccolo contributo alla costruzione di una società più giusta, in cui tutte le persone siano davvero uguali davanti alla legge e tutti i diritti siano ugualmente tutelati”.
DISTINZIONE PRATICHE PER AREA GIURIDICA
Totale delle pratiche di diritto civile 1502 (47%)
Totale delle pratiche di diritto dei migranti 1100 (34%)
Totale delle pratiche di diritto penale 421 (13%)
Totale delle pratiche di diritto amministrativo 208 (6%)
TOTALE 3231
LA PROVENIENZA DEGLI ASSISTITI
Cittadini extra UE 1896 (59%)
Cittadini italiani 939 (29%)
Cittadini UE 396 (12%)
TOTALE 3231
DISTINZIONE PER GENERE
Uomini 2392 (74%)
Donne 839 (26%)
TOTALE 3231