Pochi, maledetti e subito, viene proprio da pensare. Per avere un ricavo immediato e subito spendibile, i comuni soci di HERA sono impegnati a vendere parte delle proprie quote di controllo della multiutility. Si tratta di una scelta certamente dettata da difficoltà contingenti ma non condivisibile. Una scelta che non tiene conto di quanto costerà agli stessi comuni rinunciare ai possibili dividendi futuri e di cui presto o tardi tutti i cittadini pagheranno le conseguenze. Quegli stessi cittadini che, è bene ricordarlo, quando sono stati interpellati con il referendum del 2011 sull’acqua pubblica, hanno detto chiaro e tondo come la pensano su certi argomenti. In un settore cruciale come quello nel quale opera Hera serve un ruolo pubblico forte e determinante, che possa incidere realmente sulle tariffe e sui controlli. Il 28 aprile starò con la CGIL Emilia-Romagna che ha indetto uno sciopero di 8 ore contro la privatizzazione parziale di HERA e contro la privatizzazione dell’acqua.
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