Cani e gatti in ospedale se richiesto dal paziente. Via libera dalla Commissione sanità

indexLa disciplina per l’accesso di animali d’affezione (unicamente cani e gatti) nelle strutture ospedaliere pubbliche e private è stata approvata all’unanimità dalla commissione Politiche per la salute e politiche sociali.

Una volta approvata definitivamente dalla Giunta, tale disciplina dovrà essere rispettata da tutte le strutture ospedaliere regionali (ognuna si attiverà per un suo regolamento interno) ogni qual volta sarà richiesto l’accesso di un animale d’affezione, escluse le seguenti Unità Operative/Servizi: Unità di terapia intensiva; Chirurgia d’urgenza; Traumatologia d’urgenza; Unità e/o stanze di isolamento comprese quelle che ospitano i pazienti posti sotto precauzioni per contatto; Unità di terapia intensiva e semi – intensiva post- operatoria; Centri Trapianto; Centri grandi ustionati; Centri dialisi; Ostetricia e Nursery; Sale operatorie; Sale diagnostica e Interventistica invasiva; Sale con impianti radiologici; Sale mense.
Per l’accesso degli animali, il paziente o i suoi familiari dovranno fare richiesta scritta alla Direzione sanitaria della struttura ospedaliera.

All’interno del documento approvato oggi sono disciplinati i criteri per la gestione del cane e del gatto all’interno delle strutture e definiti i criteri per l’accesso alle aree esterne agli edifici di ricovero e cura di pertinenza della struttura, per l’accesso alle aree comuni e per quello ai reparti di degenza.

Grande soddisfazione per l’approvazione è stata espressa dal consigliere regionale PD Roberto Piva, vicepresidente della Commissione, che segue da tempo questo tema. “Si tratta di un gesto di civiltà, – sottolinea Piva – che va in una giusta direzione: si considerano gli animali d’affezione come parte integrante della vita delle persone e delle famiglie.

Gabriella Meo (Sel-Verdi) e Antonio Mumolo (Pd) si sono impegnati ad incontrare le associazioni prima dell’ultimo via libera della Giunta sul documento, per ragionare su eventuali osservazioni da parte delle stesse alla delibera.

Progetto nuova cava a Castelmaggiore. Interrogazione di Mumolo e Casadei: “E’ compatibile con l’area?”

Nuova immagine bitmapIl progetto di realizzazione di una nuova cava nel comune bolognese di Castelmaggiore, nella frazione Sabbiuno, già al centro delle obiezioni sollevate da un comitato di cittadini, è oggetto di un’interrogazione in Regione dei consiglieri regionali PD Antonio Mumolo e Thomas Casadei.

Il territorio del comune di Castel Maggiore – ricordano i consiglieri – ha già subito un fortissimo consumo di suolo, dovuto all’espansione edilizia, a causa del quale avanza un forte fenomeno di subsidenza. Lo studio elaborato dalle associazioni ambientaliste per conto del comitato dei cittadini contesterebbe “punto per punto” le posizioni dei geologi che hanno redatto il progetto, per conto dell’azienda promotrice, dal quale emergerebbe “la sottovalutazione di elementi di fatto e di diritto”. Tra l’altro – aggiungono Mumolo e Casadei – la Bonifica renana, competente per la conoide alluvionale del Reno, non è stata informata e coinvolta per il rilascio delle necessarie autorizzazioni.

Gli esponenti del Pd fanno poi presente che sarebbe opportuno coinvolgere i cittadini anche utilizzando le procedure previste dalla legge regionale sulla partecipazione e chiedono quindi alla Giunta regionale se sia al corrente della questione sollevata dal comitato e se intenda agire presso l’amministrazione comunale per promuovere un percorso partecipativo.

I consiglieri chiedono poi una serie di chiarimenti su diversi aspetti del progetto: ad esempio la compatibilità della nuova cava con le risorse già impegnate per il mantenimento e la salvaguardia delle aree rurali, le condizioni di viabilità in relazione al traffico generato dalla nuovo sito. In proposito, gli esponenti del Pd chiedono alla Regione se intenda agire presso la Provincia di Bologna perche in occasione dell’elaborazione del Piae faccia propri i rilievi segnalati nell’interrogazione.

Da ultimo, Mumolo e Casadei chiedono se l’impresa che ha presentato il progetto abbia aderito alla possibilità di iscrizione nella ‘white list’ istituita per la promozione della legalità nel settore dell’edilizia pubblica e privata.

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