Il progetto di legge per la disciplina del referendum sulle leggi della Regione Emilia-Romagna di revisione statutaria ha avviato il suo iter in Assemblea legislativa, con la nomina del relatore, Mario Mazzotti, membro dell’ufficio di presidenza, nella seduta odierna della commissione Statuto e regolamento, presieduta da Giovanni Favia.
Il progetto di legge, presentato dall’ufficio di presidenza, prevede che il dato relativo al cinquantesimo degli elettori, soglia minima per richiedere la consultazione popolare, non venga piu’ ricalcolato a cadenza semestrale, ma sia quello dell’ultima revisione delle liste elettorali per l’elezione dell’Assemblea legislativa. Questo, ha spiegato Mazzotti nell’illustrare il provvedimento, ”per ragioni di economicita’ e semplificazione dell’azione amministrativa”.
Durante la discussione generale, Antonio Mumolo e Marco Monari (Pd) hanno ipotizzato “una procedura che comportasse nel corso di una sola seduta di commissione sia la discussione sia la votazione dell’articolato, ma la proposta non e’ stata accolta dal presidente Favia e ha visto il parere contrario anche dei consiglieri Monica Donini (Fds) e Andrea Pollastri (Pdl)”.
“Il testo proposto dall’ufficio di presidenza – secondo Monari e Mumolo – , è gia’ stato oggetto di una discussione e di una probabile mediazione e potrebbe quindi non richiedere un doppio passaggio in commissione”. Favia ha però ricordato “come sia suo dovere rappresentare e garantire tutti i consiglieri, compresi quelli assenti, e come quindi fossero legittime le sue remore nell’attuare una prassi non convenzionale dal punto di vista procedurale, specialmente in mancanza di rappresentanti di alcuni gruppi”.
E allo stesso modo anche il collega di partito di Monari e Mumolo, Roberto Montanari, ha invitato alla cautela, perchè “quando si parla di creare precedenti nelle regole bisogna sempre pensare anche alle conseguenze”.
“Da quando i provvedimenti dell’ufficio di presidenza sono acritici? Sarebbe una novità di questa presidenza – ha commentato Mumolo -, e l’ufficio finirebbe per avere una funzione decorativa o peggio burocratico-gestionale”.
Il dibattito è diventato quindi l’occasione per il capogruppo Pd per rievocare “la sana modalita’ prima del cambio di Statuto, quando si ridiscuteva la presidenza delle commissioni e la composizione dell’ufficio di presidenza a meta’ del mandato”.