Gruppo PD Emilia Romagna: “Una proposta per ridurre i costi della politica”

Arriverà a breve sui banchi dell’Assemblea Legislativa una proposta elaborata dal Gruppo PD per ridurre i costi di gestione della macchina politica regionale. Si tratta di una proposta che verrà sottoposta anche alle altre forze della maggioranza e alle opposizione al fine di raggiungere la condivisione più ampia possibile.

Il provvedimento che abbiamo con molta convinzione sollecitato e sostenuto prevede, in particolare:

– la riduzione del 10% delle spese per l’indennità dei Consiglieri Regionali in tutte le sue voci (base, diaria, funzione);
– l’abolizione del modello forfettario di calcolo del rimborso chilometrico per la partecipazione alle riunioni istituzionali;
– il superamento dei vitalizi nelle modalità con le quali essi vengono erogati e disciplinati (e in questo la nostra sarà la prima Regione in Italia ad attivarsi, dando il buon esempio).

Sulla riduzione del 10% il Gruppo del PD in Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna valuterà insieme alla maggioranza se realizzarlo attraverso una decurtazione lineare delle voci che compongono l’indennità di carica, oppure attraverso una rideterminazione dell’impianto normativo e finanziario che sta alla base delle indennità stesse.

Con le proposte del Gruppo PD il risparmio complessivo sarà dunque superiore al 10%, aggiungendosi alla riduzione, già proposta dall’Assemblea Legislativa, di oltre 1 milione di euro delle spese di funzionamento della stessa.

Molto resta ancora da fare, ma questo ulteriore segno concreto – che peraltro segue precedenti provvedimenti della Giunta regionale all’insegna della riduzione dei costi della politica e della promozione di una maggior efficienza della macchina istituzionale – dimostra una visione strategica a cui intendiamo continuare a dare corpo, in ogni nostra azione quotidiana al servizio delle istituzioni regionali e del loro buon funzionamento, nonché del nostro territorio, in un rapporto di dialogo costante con tutti gli amministratori locali, a partire dai sindaci, che percepiscono retribuzioni in troppi casi davvero non corrispondenti alla fatica e alla responsabilità connessa alle loro cariche .

Credo che questo sia l’unico vero modo possibile per scardinare una cultura ormai diffusa e radicata che vede nella politica un mestiere e non un servizio. Il cambiamento, anche quello radicale quando è necessario, si attua non con le semplici parole ma con i fatti che corrispondono alle parole e alle prese di posizione pubbliche. Con questo spirito, secondo cui i politici in primis devono essere motore dei cambiamenti che desideriamo vedere nel mondo, intendo proseguire nel mio lavoro.

Antonio Mumolo
Consigliere Regionale
Gruppo Assembleare PD Emilia Romagna

16.03.09 Il consiglio comunale di Bologna approva ordine del giorno contro l’obbligo di denuncia per i medici

Il consiglio comunale di Bologna ha approvato un ordine del giorno che invita il sindaco a sollecitare la presidenza della regione Emilia Romagna perchè vengano annullati gli effetti che avrebbe l’approvazione alla camera dei deputati dell’emendamento che impone l’obbligo di denuncia dei cittadini irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie. Durante la seduta del consiglio comunale è intervenuto Antonio Mumolo, il cui intervento è riportato sotto.

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L’ordine del giorno

Il Consiglio comunale del Comune di  Bologna

Considerato che il 5 febbraio scorso il Senato ha approvato il DDL sulla Sicurezza Pubblica nel cui disposto è previsto, per effetto dell’approvazione di un emendamento proposto dalla Lega Nord, l’obbligo giuridico da parte dei medici del Servizio Sanitario Nazionale di denunciare gli immigrati irregolari che si rivolgono alle strutture per sottoporsi ad accertamenti o per richiedere cure urgenti;

Preso atto che la Giunta regionale, in seguito ad una informativa posta dall’Assessore Bissoni, il 9 febbraio scorso ha iniziato la discussione sulla norma  in questione, prendendo in esame le gravi conseguenze per la salute personale e pubblica che potrebbero derivare dalla soppressione della vigente tutela nei confronti degli stranieri che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche;

Ritenendo che questa norma introduca serie limitazioni alla buona pratica della prevenzione per la salute sia personale che pubblica, inducendo gli immigrati clandestini a non sottoporsi ad accertamenti anche in caso di malattie trasmissibili o contagiose;

Richiamato il proprio Ordine del Giorno n.63 del 10 febbraio 2009 per invitare la Camera dei Deputati a rivedere il testo del Decreto 733

Invita il Sindaco di Bologna, quale Massima Autorità Sanitaria cittadina,

a sollecitare la Presidenza della Regione Emilia Romagna, ove la norma di cui sopra fosse approvata in via definitiva, ad adottare ogni tipo di provvedimento idoneo ad annullarne gli effetti, ivi compreso il ricorso alla Corte Costituzionale.

F.to: Valerio  Monteventi,  Sergio Lo Giudice, Antonio Mumolo, Corrado Melega, Leonardo Luis Barcelò Lizana, Roberto Panzacchi, Giovanni De Rose,  Roberto Sconciaforni,  Paolo Serra,  Giuseppe Pinelli, Giovanni Mazzanti,  Milena Naldi, Gian Guido Naldi, Claudio Merighi, Serafino D’Onofrio, Paolo Natali.

APPROVATO con 21 voti favorevoli (SINDACO – P.D. – S.D. – VERDI – AN-PDL – MISTO)
2 astenuti (TUA.BO – FI.PDL),assenti (RIF.CO – SO.CIV)

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L’intervento di Antonio Mumolo durante la seduta

Grazie Presidente. Non è la prima volta che questo Consiglio si occupa di questa norma. Ce ne siamo già occupati con un ordine del giorno che è stato proposto dal Consigliere Melega e che è stato approvato da questo Consiglio Comunale sullo stesso tema. Il problema è che nonostante ordini del giorno che sono stati approvati in tantissimi Consigli Comunali in Italia, nonostante la presa di posizione di tutti gli ordini dei medici, nonostante la presa di posizione di tantissime associazioni laiche e cattoliche che si sono espresse contro questa norma, che potrebbe essere definita in tanti modi, non c’è stato alcun segnale di attenzione da parte del governo e tra qualche giorno alla Camera si discuterà del cosiddetto decreto sicurezza; si dice anzi che sarà richiesta la fiducia su questo decreto, per approvarlo così come è uscito dal Senato.

E allora le varie associazioni di volontariato che si sono occupate di questo tema, hanno organizzato una giornata di protesta. La giornata di protesta è domani, 17 marzo 2009, in tutta Italia, a Roma come a Bologna, come in tantissime altre città, data in cui si manifesterà affinché questa norma venga stralciata dal cosiddetto decreto sicurezza.
Tra le tante cose che si sono dette rispetto a questo decreto una in particolare, quella che ha detto il Ministro Maroni, merita qualche risposta, perché il Ministro Maroni ha dichiarato pubblicamente che questa norma di cui discutiamo non comporterebbe l’obbligo di denuncia per i medici ma comporterebbe semplicemente una facoltà, una possibilità di denuncia. Siccome questa cosa l’ho sentita dire a moltissime persone, e ritengo ci sia un po’ di confusione sul punto, forse è opportuno fornire qualche chiarimento anche in questo Consiglio.

Noi sappiamo che medici e infermieri sono qualificabili come pubblici ufficiali o quantomeno incaricati di pubblico servizio. Qualifica che viene ricoperta anche dal personale paramedico, infermieri, operatori tecnici addetti all’assistenza con rapporto diretto e personale con il malato. Questo è un aspetto fondamentale rispetto al tema di cui discutiamo; infatti l’obbligo di denuncia, ossia di portare a conoscenza dell’autorità giudiziaria fatti aventi rilevanza penale, incombe sul pubblico ufficiale o sull’incaricato di pubblico servizio che venga a conoscenza di una notizia di reato nell’esercizio o a causa delle sue funzioni. Lo prevedono l’articolo 361 e l’articolo 362 del Codice penale e l’articolo 331 del Codice di procedura penale.

Questo cosa significa? Significa che nel momento in cui un incaricato di pubblico servizio viene a conoscenza di una reato non è facoltizzato a denunciare quel reato, ma è obbligato a denunciare quel reato.

Se il decreto sicurezza avesse comportato semplicemente l’abrogazione della norma del testo unico sull’immigrazione che vietava ai medici di denunciare gli immigrati privi di permesso di soggiorno, ci saremmo trovati di fronte ad una legge incivile, dal mio punto di vista, che però non avrebbe obbligato i medici e gli infermieri alla denuncia. In realtà nel decreto sicurezza, oltre all’abrogazione della norma prevista dal testo unico, c’è una ulteriore norma che è quella che introduce una nuova fattispecie di reato che è il reato dell’immigrazione clandestina. A questo punto cosa succede? Il combinato disposto di queste due novelle piuttosto che facoltizzare la denuncia, come surrettiziamente lasciato credere dagli estensori del decreto, rende obbligatoria la denuncia stessa perché il medico e gli infermieri sono incaricati di pubblico servizio.
Nel momento in cui vengono a conoscenza del reato, cioè arriva una persona priva di permesso di soggiorno o semplicemente che chiede il tesserino STP, cioè il tesserino che viene dato allo straniero temporaneamente presente (nel momento in cui si richiede l’STP ci si autodenuncia cioè si dice che non si hanno i documenti, non si ha il permesso di soggiorno) devono denunciare l’autore del reato.
Visto che si tratta di un obbligo, cosa succede se il personale paramedico o i medici in quanto incaricati di pubblico servizio non procedono alla denuncia? Chi non procede alla denuncia rischia a sua volta di essere denunciato per omissione, secondo quanto previsto dagli articoli 361 e 362 del Codice penale. E tra l’altro mentre il medico che concretamente opera e assiste il paziente potrebbe sostenere di non sapere della condizione di clandestinità del suo paziente, il personale paramedico che opera l’iscrizione dei dati del paziente all’ingresso della struttura sanitaria non può sconoscere le condizioni personali di chi non fornisca documenti abilitativi alla permanenza sul territorio dello Stato. E questo ovviamente imporrebbe al personale paramedico la denuncia.
Quali sono le sanzioni? Il pubblico ufficiale è attualmente punito con la multa da 30 a 516 Euro; l’incaricato di pubblico servizio con una multa da 2 a 103 Euro. L’importo delle multe viene tra l’altro innalzato proprio da questo decreto sicurezza. Ma il problema non è tanto la sanzione pecuniaria perché una persona si potrebbe anche volutamente sottoporre a tale la sanzione per compiere un atto di disobbedienza civile.
Maggiore preoccupazione destano le pene accessorie che, ai sensi degli articoli 28 e 31 del Codice penale, conseguono a delitti commessi in violazione a doveri inerenti la pubblica funzione o il pubblico servizio.
Per cui anche in caso di condanna alla sola pena pecuniaria, si potrebbe arrivare all’interdizione temporanea dai pubblici uffici delle persone condannate e l’interdizione temporanea diventerebbe una pena ben più grave e ben più pesante per tutti coloro che decideranno di non denunciare le persone prive di permesso di soggiorno che si presenteranno negli ospedali.
Questa è la situazione drammatica in cui questa norma farà trovare tutti coloro che esercitano la professione di medico e di paramedico. È una situazione paradossale perché, come diceva l’altra volta il collega Melega, riguarda non solamente gli stranieri ma riguarda tutte le persone, tutti i cittadini. Perché tutti i cittadini, italiani e non, saranno soggetti, ove questa norma venisse approvata e applicata, a rischio di epidemia. Immaginate quanti focolai nuovi di tubercolosi, di HIV, di malattie infettive come anche l’epatite, ci potranno essere in futuro se questa norma dovesse essere applicata. E guardate che un esempio lo abbiamo avuto già nei giorni scorsi. E’ uscita su tutti i giornali la notizia di una persona ammalata di tubercolosi, a Bari, che non è andata a farsi curare perché, priva di permesso di soggiorno, temeva che questa norma fosse già entrata in vigore, quindi temeva di essere identificata; questa persona è morta. Non sappiamo se, in quella situazione, si sia sviluppato un focolaio di epidemia e se ci sono altre persone in questo momento che hanno contratto la tubercolosi. Noi ci troveremmo in queste situazioni.

Dico questo perché ritengo che su un tema del genere, sul quale tra l’altro si sono pronunciati anche esponenti dell’attuale maggioranza come il Presidente Fini, l’onorevole Giovanardi e diversi altri, dovremmo esprimerci lasciando da parte le appartenenze politiche. Per questo chiedo all’opposizione, o quantomeno alle persone che sono presenti in aula dell’opposizione, che questo ordine del giorno sia votato da tutti perché credo che sia importante lanciare un segnale al Governo. Questo segnale viene lanciato anche alla Regione Emilia Romagna che ha la possibilità, nel caso in cui questa norma fosse approvata, di adire direttamente la Corte Costituzionale eccependo l’incostituzionalità della norma, mentre normalmente l’eccezione di anticostituzionalità può essere sollevata solamente nel momento in cui c’è un processo in corso.

Per cui chiedo a tutti coloro che sono presenti in questo Consiglio Comunale, anche tra i banchi dell’opposizione, di approvare questo ordine del giorno per dare un segnale forte rispetto alla pericolosità che questa norma comporta per tutti quanti cittadini. Grazie.

Antonio Mumolo

16.02.09 Approvato Odg sul pacchetto sicurezza proposto da Antonio Mumolo

Nella seduta del 16 febbraio 2009 il Comune di Bologna ha approvato un’ordine del giorno proposto da Antonio Mumolo in cui si esprime profondo dissenso nei confronti di alcune norme del pacchetto sicurezza proposto dal Governo

L’ordine del giorno in formato testo:

16.02.2009
Comune di Bologna
ORDINE DEL GIORNO
Il Consiglio Comunale di Bologna
premesso che
Nel decreto legge 733, approvato dal Senato il 3 febbraio scorso, sono previste norme che modificano le regole vigenti in tema di residenza per le persone senza fissa dimora;

considerato che

l’articolo 36 del decreto modifica l’articolo 1 della legge 24.12.1954 n. 1228 subordinando la concessione della residenza alla verifica delle condizioni igienico sanitarie dell’immobile; ciò potrebbe comportare la revoca della residenza alle famiglie più povere e più numerose, che alloggiano per necessità in case già oggi prive dei requisiti di idoneità previsti dalle attuali norme;

l’articolo 44 del decreto modifica l’articolo 2 della legge 24.12.1954 n. 1228, impedendo la concessione della residenza nel luogo di nascita in mancanza di domicilio, imponendo al richiedente oneri ulteriori e inutili e istituendo un registro dei senza dimora; ciò comporterà una maggiore difficoltà nell’ottenimento della residenza, una eccessiva burocratizzazione del sistema con un allungamento dei tempi tra domanda di residenza e risposta dell’amministrazione e la creazione di un elenco di cittadini di serie B, possibile fonte di discriminazione;
moltissime associazioni di volontariato laiche e cattoliche si sono espresse contro l’approvazione di queste norme, il cui effetto renderebbe semplicemente più difficile per le persone senza dimora e per i più poveri l’esercizio di diritti fondamentali legati alla residenza come il diritto al lavoro, all’assistenza sanitaria, al voto;

sottolinea che
l’approvazione e la successiva applicazione di tali modifiche, oltre a non apportare alcun beneficio per nessuno, arrecheranno gravi disagi economico sociali ed abitativi e potenziali danni alla salute per le persone senza fissa dimora e per le persone meno abbienti;
esprime
il suo profondo dissenso rispetto a tali norme
invita
la Camera dei Deputati a rivedere il Decreto Legge 733 con particolare riferimento agli artt. 36 e 44.

Antonio Mumolo

09.10.2007 Clochard in fin di vita. Su proposta di Antonio Mumolo il comune di Bologna approva ordine del giorno sulla sicurezza di chi vive in strada

Le condizioni di Mariano, il senza tetto picchiato e ridotto in fin di vita domenica 30 settembre, sono ancora gravissime. In coma farmacologico all’ospedale Bellaria potrebbe non tornare più ad una vita normale. I medici dell’ospedale, infatti, fanno sapere che il paziente ha subito importanti danni cerebrali.

Ha riguardato proprio la vicenda di Mariano l’intervento fatto ieri da Antonio Mumolo in Consiglio Comunale.

Nell’intervento, che potete leggere in questa pagina, si informa il Consiglio Comunale delle condizioni di Mariano, si chiedeva una condanna netta dell’episodio e maggiore attenzione nella maniera di considerare le persone che vivono in strada, percepite da tanti come persone pericolose, ma spesso semplicemente persone deboli, isolate e indifese.

L’intervento di Antonio Mumolo, socio fondatore dell’Associazione Amici di Piazza Grande e presidente dell’Associazione Avvocato di strada, ha portato all’approvazione di un ordine del giorno che ha messo d’accordo maggioranza e minoranza, e che è stato firmato da tutti i consiglieri presenti.

08.10.07
Intervento di prima seduta nel Consiglio Comunale del 08.10.2007

Oggi ho chiesto di intervenire in Consiglio Comunale perchè ritengo utile soffermarsi su un fatto di cui si è parlato molto in settimana, e cioè di Mariano, la persona senza dimora che la notte tra domenica 30 settembre e lunedì 1 ottobre è stato picchiato selvaggiamente da tre ragazzi, uno dei quali minorenne, che l’hanno ridotto in fin di vita. Oggi, a più di una settimana dall’accaduto, Mariano è tenuto in coma farmacologico dai medici dell’ospedale Bellaria che sperano in una sua ripresa.

Sono stato ieri in ospedale per informarmi sul suo stato di salute, ma la situazione, purtroppo, è ancora gravissima.

Mariano è una persona che vive da lunghi anni in strada, ha vissuto anche nei dormitori comunali ed è molto conosciuta dal mondo dell’associazionismo bolognese che si occupa di persone senza casa.

Vorrei soffermarmi su come spesso vengono percepite le persone senza dimora, e su come spesso vengono descritte dai media tradizionali: e cioè come persone in qualche modo pericolose. Chi si occupa di persone senza dimora sa che non è così. Chi è in strada spesso è debilitato da una vita di stenti e di privazioni. Ha la salute minata da vari problemi: mangia male, non ha la possibilità di curarsi se ha un problema di salute ed è spesso talmente debole da essere in pericolo di vita, anche senza la “facilitazione” di un violento pestaggio. Le persone che vivono in strada, inoltre, sono sole, non hanno protezione.

Associazioni che lavorano sul campo da tanti anni come Piazza Grande, la Caritas, Opera Padre Marella lo ripetono con costanza ma non sempre vengono ascoltate. La “sicurezza” che deve starci a cuore, non deve essere solamente quella dei cittadini comuni o dei negozianti, ma anche delle fasce più svantaggiate. In questi giorni, attraverso Piazza grande, sono arrivati molti messaggi di solidarietà a Mariano. La città non è rimasta insensibile. Però forse questo non basta.

Come sempre succede in questi casi, adesso Mariano è solo a combattere la sua battaglia in ospedale.

Per questo riterrei opportuno un segnale di vicinanza da parte del Consiglio Comunale su questa triste vicenda e per questo presento oggi un ordine del giorno e chiedo che venga discusso ed approvato in questa seduta.

Oggi, dopo il pestaggio di Mariano si parla di lui con condiscendenza, e la problematica delle persone senza dimora è arrivata sulle prime pagine dei giornali dove si presume resterà per pochissimi giorni.

Forse durante tutto il resto dell’anno ci vorrebbe maggior attenzione nel riferirsi e nel pensare ad una categoria di persone il cui destino principale resta quello di sempre e cioè essere gli ultimi degli ultimi.

Antonio Mumolo

17.09.07 Il Comune di Bologna approva un’ordine del giorno per garantire la residenza anagrafica alle persone senza dimora.

La scorsa settimana il Comune di Bologna ha approvato un ordine del giorno proposto dal Antonio Mumolo.

L’ordine del giorno aveva come obiettivo quello di garantire l’ottenimento della residenza anagrafica da parte di tutte le persone senza dimora che vivono nel territorio di Bologna, e voleva impegnare il Comune di Bologna a tutelare maggiormente tutte quelle persone che senza la residenza sarebbero costrette a vivere ai margini della società private di alcuni diritti fondamentali quali l’assistenza sanitaria, la possibilità di lavorare, di votare o di ricevere una pensione.

Grazie all’approvazione dell’ordine del giorno il Comune dove necessario sarà chiamato a definire in maniera chiara le modalità che consentano più facilmente alle persone senza dimora di richiedere la residenza anagrafica. Il Comune, inoltre, dovrà attivarsi perchè in tutti i dormitori pubblici venga esposto un cartello che spieghi che è diritto di ogni ospite chiedere e ottenere la residenza in quel luogo, e come procedere quando se ne ha bisogno.

ORDINE DEL GIORNO SULLA MODALITA’ DI RICHIESTA DI RESIDENZA DA PARTE DEGLI UTENTI DEI DORMITORI PUBBLICI, PRESENTATO IN DATA 07.06.07 DAL CONSIGLIERE MUMOLO.

Premesso che il diritto alla residenza è un diritto soggettivo di ogni cittadino;

Considerato che dalla iscrizione anagrafica discendono importantissime conseguenze per le persone, quali la possibilità di usufruire di assistenza sanitaria, di ricevere le prestazioni pensionistiche, di svolgere attività lavorativa, di esercitare il diritto di voto etc

Il Consiglio Comunale di Bologna impegna la Giunta

a definire, ove necessario con apposito regolamento, le modalità attraverso le quali le persone senza tetto, che vivono in strada o nei dormitori pubblici, possono richiedere la residenza nel Comune di Bologna;

ad attivarsi affinché venga esposto, nei dormitori pubblici, un cartello in cui sia spiegato chiaramente che è un diritto di ogni ospite chiedere e ottenere la residenza in quel luogo.

Antonio Mumolo
Consigliere Democratici di Sinistra