Cinquegiorni: “Avvocati di strada in difesa dei più deboli”
Il quotidiano di Roma “Cinque Giorni” dedica un articolo di approfondimento all’Associazione Avvocato di strada Onlus e allo sportello romano dell’Associazione. Nell’articolo le interviste all’avv.Antonio Mumolo, presidente dell’Associazione Avvocato di strada, e all’Avv.Andrea Piquè, Coordinatore di Avvocato di strada Roma
Cinquegiorni: Avvocati di strada in difesa dei più deboli
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Avvocati di strada in difesa dei più deboli
Inaugurato nell’ottobre del 2008 in via San Gallicano, a Trastevere, lo sportello di Avvocato di strada Roma offre consulenza e assistenza legale gratis ai senza fissa dimora. Ogni anno avviate 200 pratiche
Dalla parte degli ultimi senza riscuotere alcuna parcella. Sono gli “angeli del foro”, 40 legali che ogni mercoledì e giovedì pomeriggio offrono consulenze e assistenza legale gratuite a chi non ha un tetto sulla testa e si rivolge allo sportello romano della onlus Avvocato di strada, ospitato all’interno dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti in via San Gallicano, a Trastevere.
Il progetto, ideato e fondato dall’avvocato Antonio Mumolo, nasce a Bologna nel 2002 in seno all’associazione “Amici di piazza Grande” che si occupa di persone senza fissa dimora e approda nella capitale nell’ottobre del 2008. Obiettivo dell’iniziativa è dare assistenza legale ai clochard che, a causa del disagio sociale e dell’emarginazione in cui sono confinati, non hanno la possibilità di far valere i propri diritti. «Non avere residenza anagrafica né documenti d’identità – spiega Andrea Piquè, coordinatore dello sportello romano – non consente di accedere al patrocinio gratuito nelle cause civili e noi, attraverso la nostra attività, cerchiamo di colmare questo vuoto».
Per avvalersi degli avvocati di strada non è necessario prenotare un appuntamento né passare attraverso i servizi sociali. «Ogni anno apriamo in media oltre 200 pratiche – racconta Piquè – la maggior parte delle quali sono di natura civile e amministrativa. I casi che coinvolgono gli utenti italiani riguardano principalmente separazioni, divorzi, pensioni di invalidità, licenziamenti illegittimi e controversie di lavoro. Invece gli stranieri, soprattutto extracomunitari, ci chiedono aiuto per questioni legate alla permanenza sul nostro territorio: permesso di soggiorno, protezione internazionale, asilo politico, espulsioni». Meno frequenti i casi penali legati alla commissione di reati: «In quelli che ci capita di trattare, i nostri assistiti sono quasi sempre vittime perché, quando si vive per strada, non è difficile subire violenze, rapine e furti». Le cause civili più frequenti scaturiscono da questioni di lavoro e famiglia e a rivolgersi allo sportello di via San Gallicano sono in egual misura italiani e stranieri.
«Quando inaugurammo l’attività nel 2008 – spiega Piqué – la nostra utenza era composta prevalentemente da extracomunitari. Negli ultimi tempi, invece, il numero di italiani è aumentato: ogni anno registriamo un 10% in più, segno tangibile di una povertà crescente nel nostro Paese». La maggior parte è composta da uomini tra i 45 e i 55 anni che richiedono consulenza legale dopo aver perso il lavoro e perché vivono situazioni conflittuali in famiglia. Due condizioni – sottolinea il coordinatore dello sportello – che viaggiano spesso insieme: l’uomo resta senza occupazione, entra in crisi con la moglie, si separa ed è costretto a lasciare la casa e a trovare un’altra sistemazione. All’improvviso si ritrova senza alcun sostegno e in molti chiedono il nostro aiuto anche soltanto per capire se possono far valere i loro diritti e come. Il patrocinio che forniamo è completamente gratuito e, nei casi in cui si va in giudizio, per affrontare le spese legali attingiamo a una piccola cassa alimentata da donazioni e finanziamenti derivanti dal 5 per mille».
Nel 90% dei casi le persone hanno bisogno soltanto di una consulenza di prima soglia per avere un orientamento legale e poche volte si ravvisa la necessità di intraprendere un’azione legale perché quasi sempre è sufficiente l’invio di una diffida per risolvere la controversia