Bologna, 25 mar. – (Adnkronos) – “Purtroppo la poverta’ aumenta il conflitto all’interno delle famiglie e sempre piu’ padri separati finiscono in strada”. E’ l’allarme, rilanciato dal presidente di ‘Avvocato di strada’ Antonio Mumolo, che emerge dall’ultimo censimento nazionale delle persone senza dimora realizzato da Istat, ministero del Lavoro e Fiopsds. Il fenomeno e’ fortemente legato alla crisi economica ed e’ sempre piu’ al centro dell’attivita’ della onlus che nelle sue 26 sedi sparse in tutta Italia offre tutela legale gratuita alle persone senza dimora. A questi avvocati, guidati Mumolo, giungono infatti sempre piu’ spesso casi e storie di uomini la cui vita personale, sociale e matrimoniale si e’ di fatto interrotta ed e’ precipitata molto velocemente. Perdita del lavoro, della casa e del sostegno della vita di coppia. Sono questi i temi ricorrenti nelle storie dei nuovi poveri. Solo a Bologna gli italiani assistiti da ‘Avvocato di strada’ sono aumentati del 50% negli ultimi 2 anni. Piu’ in dettaglio, nel 2011 Avvocato di strada ha seguito 131 pratiche legate al Diritto del lavoro. Si tratta di casi di licenziamenti e altre problematiche connesse all’occupazione che hanno portato uomini adulti, italiani e stranieri, in condizioni di massima marginalita’. A questi si affiancano 65 casi di separazioni e divorzi.
L’interruzione della vita di coppia rappresenta non di rado la vera e propria linea di demarcazione tra la normale gestione economica e l’avvio di una situazione finanziaria che all’improvviso diventa insostenibile, specie per i padri che devono versare gli alimenti e che, generalmente, si ritrovano senza una casa, perche’ il piu’ delle volte la dimora coniugale resta alla moglie. Le pratiche affrontate da Avvocato di strada legate alla Patria potesta’ e agli affidi di figli minori sono state, inoltre, ben 52, per lo piu’ casi in cui la moglie chiede al giudice di togliere la patria potesta’ al marito finito in strada, che spesso non riesce neanche a pagare gli alimenti. Molto pesante anche il capitolo ‘casa’: in soli 12 mesi sono state 87 le cause per sfratti e problematiche relative alle locazioni. A tutto questo si aggiungono i 41 casi di cittadini che hanno contratto situazioni debitorie nei confronti di privati.
Il profilo standard di questi nuovi poveri, spiega Mumolo all’ADNKRONOS “e’ quello dell’italiano, maschio, di eta’ media tra i 45 e i 50 anni, e di cultura medio-alta”. “Sono persone che si vestono normalmente, parlano bene – precisa Mumolo – sono uomini sbarbati, perfettamente in grado di lavorare, ma che magari sono stati licenziati 1 anno e mezzo fa, hanno esaurito la cassa integrazione, dato fondo a tutti i loro risparmi, chiesto prestiti ad amici e parenti, poi hanno mangiato alla mensa della Caritas, preso la spesa in parrocchia, ma alla fine non hanno trovato un nuovo lavoro, hanno perso la casa perche’ non piu’ in grado di pagare l’affitto e sono finiti in strada”. Insomma persone del cosiddetto ceto medio, non tossicodipendenti o alcolisti, o pregiudicati, come era prima della crisi. E neanche stranieri. Il dato nazionale di Avvocato di strada lo conferma. “A finire in strada oggi sono anche impiegati, ex dipendenti e imprenditori – precisa Mumolo – e solo le pratiche legate ai divorzi e alle separazioni vedono una percentuale del 75% degli italiani”.
Sono prevalentemente italiani anche i nuovi clochard che “per 5 o 6 mesi non sono stati pagati dal loro datore di lavoro, si sono dimessi per giusta causa, ma non percepiscono l’indennizzo perche’ non hanno fatto la dichiarazione all’Inps, in questo modo non possono neanche chiedere la sospensione per 6 mesi del mutuo contratto con la banca” e finiscono cosi’ sul lastrico. Il tutto senza contare gli imprenditori strozzati da Equitalia, falliti perche’ i loro creditori non li hanno pagati e le banche non hanno piu’ fatto loro dei prestiti. Tra le proposte che Mumolo, anche in qualita’ di consigliere del Pd della Regione Emilia Romagna, fa per porre un freno a questa deriva socio-economica ci sono “il reddito minimo garantito, come esiste in Germania e in Ighilterra, e clausole sociali nei bandi pubblici”.
Su quest’ultimo punto Mumolo ha gia’ presentato una proposta di legge in Regione affinche’ “il 20 o 30% dei bandi per gli appalti pubblici presentino una clausola secondo cui hanno punteggio piu’ alto le ditte che assumono persone licenziate o il cui contratto a tempo determinato non e’ stato rinnovato”. Una prospota legata al fatto che, conclude Mumolo, questi nuovi casi di poverta’ riguardano “persone che sono perfettamente in grado di lavorare, non categorie protette come era un tempo, non tossicodipendente ad esempio che realmente non possono sostenere turni normali di 8 ore di lavoro”. Un modo, insomma, per dare una seconda chance a chi per colpa della crisi ha perso il lavoro e rischia, alla lunga, di perdere anche un tetto.