Mumolo: “L’Italia stia dalla parte delle donne iraniane”

“Donna, vita, libertà” è lo slogan che risuona nelle piazze di Teheran e di tutto l’Iran da quando sono scoppiate le proteste a seguito della morte di Mahsa Amini, una giovane di 22 anni arrestata alcuni giorni prima dalla cosiddetta “polizia morale” iraniana perché colpevole di non indossare correttamente il velo.

La Regione esprima solidarietà alle donne iraniane. A chiederlo è un risoluzione del Partito democratico a firma di Antonio Mumolo (primo firmatario), Roberta Mori, Matteo Daffadà, Andrea Costa, Gianni Bessi, Pasquale Gerace, Marcella Zappaterra e Marilena Pillati in cui si ricorda come “è necessario che la comunità internazionale prenda una ferma posizione di condanna verso le violazioni perpetrate in Iran e che ogni relazione con il governo iraniano debba essere condizionata al rispetto dei fondamentali diritti umani di tutti i cittadini e le cittadine dell’Iran”.

Da qui la risoluzione per impegnare la giunta “a farsi interprete di solidarietà, vicinanza e condivisione a tutte le ragazze e donne dell’Iran, sostenendo la loro lotta in favore della libertà, a chiedere al ministero degli Esteri di evidenziare queste posizioni all’ambasciata dell’Iran e a sollecitare il ministero degli Esteri ad attivarsi per la liberazione immediata della giovane italiana arrestata in Iran, arresto avvenuto mentre era in viaggio in quel paese, e di attivare tutte le iniziative utili alla sua tutela e al rientro in Italia”.

Assemblea legislativa: superare l’automatismo del cognome paterno

Approvata dall’Assemblea una risoluzione per sollecitare il Parlamento a legiferare per superare l’attuale automatismo del cognome paterno ai figli. A chiedere di dare seguito a quanto stabilito recentemente dalla Corte costituzionale è un atto del Partito democratico (primo firmatario Antonio Mumolo), ER Coraggiosa ed Europa Verde.

“La sentenza della Consulta -ha sottolineato Mumolo- ha una portata storica perché va nell’interesse non solo delle madri ma anche dei figli e dà piena applicazione al principio di uguaglianza. La novità è che se i genitori non si trovano d’accordo sul cognome da dare, al bambino o alla bambina vanno i cognomi di entrambi i genitori. Quello che chiediamo è rendere ‘ordinata’ questa disciplina”.

Da qui la risoluzione per impegnare la giunta regionale “a sollecitare il parlamento a legiferare in materia, sulla base di quanto stabilito dalla Corte costituzionale, superando la regola dell’automatismo del cognome paterno, nel solco del principio di eguaglianza e quale elemento dell’identità personale del figlio o della figlia”.

Maura Catellani (Lega) ha evidenziato: “La Corte costituzionale avanza anche alcuni ammonimenti, come, ad esempio, impedire un meccanismo di proliferazione ‘selvaggia’ dei cognomi, lesivo del minore. Le regole devono essere rigide. In questa risoluzione andrebbero indicati anche i punti critici. In questo momento andrebbero prese in considerazione altre priorità”.

Federico Amico (ER Coraggiosa) ha aggiunto: “Si tratta di dare corso a una sentenza della Corte costituzionale e superare una rigidità culturale che si è protratta nel tempo. Andare nella direzione di superare l’automatismo del cognome paterno non è lesiva di alcun altro diritto o priorità”.

Marco Lisei (Fratelli d’Italia) ha sottolineato: “Nel momento in cui c’è una sentenza della Corte costituzionale è ovvio che il parlamento dovrà procedere in questa direzione, per cui è superfluo che sia una giunta regionale a sollecitare il legislatore nazionale. È fondamentale che non si crei confusione, precisando alcuni automatismi, nell’interesse del minore”.

Oltre che da Mumolo la risoluzione è stata firmata da Roberta Mori, Pasquale Gerace, Stefano Caliandro, Marilena Pillati, Palma Costi, Lia Montalti (Pd), Federico Amico (ER Coraggiosa) e Silvia Zamboni (Europa Verde)

Tessere sanitarie e microchip

Oggi ho presentato, insieme alla collega Manuela Rontini, un’interrogazione urgente alla Giunta regionale chiedendo di estendere la data di scadenza delle tessere sanitarie attualmente in uso al 31 dicembre 2023.

A causa della crisi internazionale le forniture di materie prime utilizzate per la produzione dei #microchip presenti in ogni tessera sanitaria sono fortemente ridotte, per questo le nuove tessere rilasciate ne sono sprovviste limitando il loro utilizzo.

La proroga consentirebbe, ad esempio, alle persone #celiache di continuare ad acquistare prodotti alimentari specifici, frazionando la spesa mensile.

COMUNICATO STAMPA Mumolo (Pd): “L’arte di sfogline e sfoglini diventi figura professionale attraverso certificazione regionale che favorirà l’occupazione e tutelerà il consumatore”

Il consigliere dem: “Il riconoscimento sarà anche garanzia di esportazione nel mondo di enogastronomia emiliana-romagnola di qualità”

Bologna, 7 luglio – “Un titolo di riconoscimento per le sfogline e gli sfoglini, da ottenere attraverso la certificazione della Regione delle loro competenze e la messa in campo di attività formative necessarie al conseguimento della certificazione”. Il consigliere del Pd, Antonio Mumolo, impegna la Giunta, con una risoluzione discussa oggi in commissione al conseguimento di questo obiettivo.
“Fra i percorsi formativi regionali – spiega Mumolo – manca quello specifico di sfoglina e di sfoglino. Esistono corsi che, però, non danno una certificazione delle competenze valida per l’assunzione in attività di ristorazione, nei negozi artigianali di sfoglia e per svolgere attività imprenditoriale in proprio”. “Ci sono anche persone – rimarca il consigliere – venute dall’estero per imparare a tirare la sfoglia, con l’obiettivo, poi, di utilizzare le competenze acquisite nei loro luoghi di origine”.
“Con il riconoscimento delle competenze specifiche di sfoglina e di sfoglino – sottolinea – si realizzerebbe, oltre alla tutela e alla valorizzazione di una lavorazione artigianale tradizionale, anche una maggiore garanzia per il consumatore.”
Una proposta, quella di Mumolo “volta a incentivare la formazione professionale e l’occupazione qualificata, per tutelare i professionisti preparati dall’assalto di sedicenti ed improvvisati professionisti”.
La sfoglia emiliano-romagnola, del resto – ricorda Mumolo – “dopo la via Emilia, è la cosa che più unisce i territori regionali dal mare a Piacenza. Per non perdere questo importante sapere occorre dare la possibilità, soprattutto ai giovani, di riappropriarsi di questa tradizione storica dell’Emilia-Romagna, attraverso corsi regolamentati dalla Regione, che diano garanzie per acquisire competenze certificate che possano essere spese a livello occupazionale”.
La sfoglia emiliano-romagnola è famosa in tutto il mondo così come l’enogastronomia e – sottolinea il consigliere dem – “ormai è diventata una forte motivazione di viaggio per i turisti di tutto il mondo. La valorizzazione dell’attività di sfoglina e sfoglino, tramite certificazione, va in questa direzione: promuovere la tradizione e garantire l’esportazione della nostra enogastronomia di qualità”.

Doppio cognome ai figli, il Pd emiliano chiede subito la legge nazionale

Dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, che il 27 aprile con una sentenza che sarà considerata storica per il diritto civile italiano, sulla regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre, considerata discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio, ora il Parlamento italiano si adegui e legiferi in materia”. È questa, sostanzialmente, la richiesta del Pd in Emilia-Romagna che viene avanzata tramite una risoluzione presentata dal consigliere Antonio Mumolo.

“La sentenza impone ora una nuova regola: che il figlio assuma il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico” richiama Mumolo nel documento che è stato sottoscritto anche dalla collega Roberta Mori, portavoce regionale delle Donne Democratiche, e dal Presidente della Commissione Parità e Diritti Federico Amico.

“La Corte ha, dunque, dichiarato l’illegittimità costituzionale di tutte le norme che prevedono l’automatica attribuzione del cognome del padre, con riferimento ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi. Ora però spetta al Parlamento esprimersi in materia con una legge basata su quanto stabilito dalla Corte costituzionale, superando la regola dell’automatismo del cognome paterno, nel solco del principio di eguaglianza e quale elemento dell’identità personale del figlio o della figlia” afferma convintamente Mumolo.

“La decisione è profondamente giusta, equa, paritaria. – chiosa la portavoce regionale delle Donne Democratiche e consigliera Roberta Mori – Afferma una visione alternativa a quella che fino ad oggi ha portato avanti una storia al maschile. Risarcisce tante battaglie sostanziali delle donne che il ritardo culturale del nostro Paese non ha consentito si inverassero prima di una pronuncia giudiziaria. È però compito del Parlamento regolare tutte le norme connesse ad una decisione che restituisce dignità al protagonismo delle donne e rispetto alle persone. Per questo chiediamo che faccia presto e faccia bene, realizzando quella genitorialità paritaria che prelude e forma una società migliore”.