Inaugurazione Avvocato di strada Treviso

Sabato 24 marzo alle ore 15 presso l’Associazione Binario 1, in piazzale Duca d’Aosta 7, TREVISO, si terrà la conferenza stampa di presentazione del progetto locale “Avvocato di strada”, per la tutela legale delle persone senza dimora. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Nazionale Avvocato di strada Onlus e vede la collaborazione dell’Associazione Civico 63.

Presso il nuovo sportello, i legali volontari aderenti all’Associazione Avvocato di strada offriranno tutela legale gratuita ai senza tetto. Tutte le persone senza dimora con problemi legali che vivono sul territorio di Treviso potranno presentarsi allo sportello senza appuntamento.

Interverranno:
Avv. Antonio Mumolo, Presidente Avvocato di Strada Onlus
Avv. Giovanni Manildo, Sindaco di Treviso
Avv. Isabella Arena, Coordinatrice Avvocato di Strada Treviso
Avv. Francesco Tartini, Consigliere Ordine degli Avvocati di Treviso

Treviso, che segue Padova, Rovigo, Venezia, Verona, Vicenza, è la quinta città del Veneto ad ospitare una sede di Avvocato di strada, mentre diventano 47 le città italiane dove sono presenti i legali volontari dell’Associazione. Fanno parte dell’Associazione oltre ottocento avvocati volontari, che dal 2001 ad oggi hanno aperto più di seimila pratiche.

Sono invitati alla conferenza stampa di presentazione gli organi di stampa, i volontari e i rappresentanti delle associazioni di volontariato del territorio e tutti, gli avvocati e tutti i cittadini interessati a collaborare o ad avere maggiori informazioni sulle attività previste.

Al termine della presentazione, seguirà rinfresco per tutti i partecipanti.

“Dove andare per…2018”, la guida di Bologna per le persone senza dimora

Viene distribuita dal 2003 ed è ormai alla sua decima edizione, “Dove andare per…”, la guida di Bologna per le persone senza dimora, realizzata e aggiornata dall’associazione Avvocato di strada Onlus per dare informazioni a chi vive in strada su dove andare per vestirsi, lavarsi, mangiare, trovare lavoro e assistenza legale.

La guida rappresenta un utile strumento anche per tutte quelle persone che quotidianamente lavorano nell’ambito dell’esclusione sociale perché mappa tutte le risorse del welfare cittadino sia pubblico che di comunità.

“La guida è anche qualcosa di più – sottolinea l’assessore al Welfare, Giuliano Barigazzi – perché può aiutare le persone in difficoltà ad aumentare la consapevolezza circa la propria condizione di disagio ed a maturare il desiderio e la volontà per superarla, sapendo che non si è soli in questo percorso”.

“Chi vive i disagi della vita di strada – spiega Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di strada – impara a (soprav)vivere con quello che gli viene dato. É una lotta quotidiana, fatta di ricerche continue e di piccole conquiste momentanee. Una coperta, un pasto caldo, un riparo dove scaldarsi, per qualcuno è nulla, per altri è la vita. Diventa così essenziale sapere dove andare per nutrirsi, vestirsi, lavarsi, dormire, curarsi, trovare un lavoro”.

La nuova edizione della guida verrà stampata in cinquemila copie e nel corso dell’anno verrà distribuita gratuitamente in stazione, nei centri diurni, nei dormitori, nelle mense per i poveri e in tutti i luoghi frequentati dalle persone senza dimora, grazie al supporto dei Servizi sociali territoriali.

Le associazioni che vogliono richiedere alcune copie della guida possono richiederle ad Avvocato di strada chiamando lo 051/227143 o mandando una e-mail a bologna@avvocatodistrada.it

La guida è anche disponibile on line in versione pdf sul sito www.avvocatodistrada.it

Dove andare per 2018

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Sostegno al popolo curdo, approvata la mia risoluzione

Oggi l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato una mia risoluzione in sostegno al popolo curdo. Con la risoluzione ho chiesto alla Giunta di intervenire sul governo italiano perchè si attivi anche in sede di Unione Europea e di organismi internazionali:
– per attivare le misure umanitarie necessarie ad assistere il popolo curdo, coinvolgendo le organizzazioni non governative presenti in loco.
– per spingere il governo iracheno a fermare la repressione contro i curdi e a garantire la libertà di informazione.
– per cercare una soluzione capace di coniugare l’autonomia del popolo curdo e stabilità geopolitica della regione.

Qui il testo del mio intervento:

Risoluzione 5588
Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna, seduta del 14.03.18

Il Kurdistan è un’area di 450.000 chilometri quadrati suddivisa tra Turchia, Siria, Iran e Iraq. Il popolo curdo è composto da oltre 40 milioni di persone, che da decenni rivendicano una propria autonomia e indipendenza.

I curdi hanno avuto e continuano ad avere un ruolo cruciale nella lotta contro gli integralisti di Daesh e nel contrastare l’avanzata jihadista-salafita, basti pensare all’eroica difesa di Kobane e alla liberazione di Raqqa.
Dopo l’apprezzamento e la celebrazione internazionale dei curdi per il loro ruolo contro lo stato islamico sono iniziati invece gli attacchi.

Nel Kurdistan iracheno, dopo il referendum del settembre 2017 e la richiesta di interlocuzione con il governo iracheno, si è creato un clima di tensione. È iniziata una repressione contro il popolo curdo, con incendi di case, stazioni televisive chiuse, minacce e intimidazioni a giornalisti. Per questo nella risoluzione (depositata nel novembre dello scorso anno) chiedevamo un intervento per spingere il governo iracheno a fermare la repressione contro i curdi e a garantire la libertà di informazione.

Ancor più grave però è attualmente la situazione dei curdi in Siria e al confine con la Turchia.

Dal 20 gennaio di quest’anno la Turchia ha lanciato un attacco, dall’ipocrita nome “Ramoscello d’ulivo”, contro i guerriglieri curdi dello Ypg (Unità di protezione popolare), alleati degli Stati Uniti, in Siria. In particolare verso la regione di Afrin, Kobane e al-Qamishli, parte della regione autonoma curda Rojava, territori che i curdi hanno liberato dall’Isis. Fino ad ora quella, stando anche ai resoconti della Mezzaluna Rossa, era una delle aree più sicure e stabili della Siria, dove quindi si erano rifugiati centinaia di migliaia di sfollati negli ultimi 5 anni, nonostante la scarsità di aiuti internazionali. La popolazione, inizialmente di 200.000 abitanti, è aumentata fino ad arrivare a un milione dopo lo scoppio della guerra. La popolazione locale e gli sfollati, appartenenti a diversi gruppi etnici, hanno instaurato una convivenza pacifica, regolata da un auto-governo democratico.

L’obiettivo di Ankara è eliminare le Ypg e il loro partito, l’Unione democratica (Pyd), dal confine turco-siriano. Il governo turco giudica, infatti, Pyd e Ypg, appoggiati dagli Stati Uniti, dei gruppi terroristici a causa dei loro legami col Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). L’operazione militare della Turchia contro l’enclave curda di Afrin “potrebbe concludersi entro maggio”, quando Ankara vorrebbe attaccare il Pkk curdo anche nel nord dell’Iraq, annuncia il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, precisando di aver già avviato un dialogo con Baghdad in vista di una possibile offensiva dopo le elezioni irachene del 12 maggio.

L’attacco turco, via terra e con bombardamenti aerei, sta uccidendo soprattutto civili, inclusi bambini e anziani.
L’amministrazione autonoma di Afrin ha fatto appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite perché intervenga a fermare Ankara.

Nel loro appello si riporta che “oltre agli attacchi armati, l’esercito turco sta cercando di prendere di mira gli approvvigionamenti di acqua potabile, scuole e abitazioni”.

Secondo Nena news “La situazione nel cantone è terribile: al mezzo milione di sfollati che vivono ad Afrin, accolti in questi anni dai 500mila abitanti originari, se ne aggiungono altri. Fonti interne raccontano di famiglie che aprono le porte a chi ha perso la casa, ma ora la crisi si allarga a causa della mancanza di acqua e la scarsità di cibo e medicinali”.

Un giornalista italiano presente sul luogo, Jacopo Bindi, parla di più di 70 raid aerei al giorno, elicotteri d’assalto, tank, mortai e armi chimiche.

In questi giorni si stanno tenendo manifestazioni e presidi in tutta Europa. Con questa risoluzione vogliamo esprimere solidarietà al popolo curdo e ai civili sotto attacco e chiedere alla Giunta che si attivi presso il Governo perché promuova in tutte le sedi istituzionali opportune (Unione Europea, Consiglio d’Europa, ONU e Nato) i canali diplomatici per fermare gli attacchi indiscriminati nei confronti della popolazione di Afrin e dell’intero Rojava e per garantire le libertà democratiche. Invitiamo anche ad attivare le misure umanitarie necessarie ad assistere il popolo curdo, coinvolgendo le organizzazioni non governative presenti in loco.
Così scrivono le donne curde che si sono auto-organizzate per combattere contro i fondamentalisti: “Non vogliamo vendetta. Vogliamo i nostri diritti umani, vogliamo che venga la pace”.

Strade. Mumolo rilancia il progetto sui semafori verdi in automatico alle ambulanze lanciate in velocità per le emergenze

Semaforo verde alle ambulanze. Coinvolgere 118 e polizia locale per attivare anche in Emilia-Romagna una sperimentazione di sicurezza stradale per i mezzi di soccorso. Lo chiede Antonio Mumolo (Partito democratico) in un’interrogazione alla Regione, a fronte dei 127 incidenti che hanno coinvolto ambulanze in Italia (dati del 2016 di CoES, associazione autisti di ambulanza professionisti) e del progetto già avviato in alcune città italiane. In sostanza, si tratterebbe di sviluppare un “meccanismo che attiverebbe il semaforo verde per i mezzi di emergenza del 118 che viaggiano in codice rosso”.

Grazie a palmari presenti a bordo, le ambulanze e mezzi di soccorso sarebbero costantemente monitorati dalla Centrale Suem che, in caso di emergenza, a circa 100 metri dal semaforo, interverrebbe predisponendo l’arrivo del verde nella direzione di provenienza dell’ambulanza in transito, per tutto il percorso, fino all’arrivo a destinazione.

Un’innovazione che – si legge nell’atto- permetterebbe da un lato di guadagnare tempo e dall’altro di aumentare la sicurezza stradale (e di conseguenza la sicurezza del malato trasportato e degli operatori a bordo delle ambulanze). Tra le cause principali degli incidenti infatti, sottolinea Mumolo, vi è il mancato rispetto dell’art. 177 del codice della strada, che prevede l’obbligo per gli automobilisti di “lasciar libero il passo ai veicoli di soccorso al suono di allarme acustico”.

Incontro con l’Assia

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