Babysitting e corsi di lingua, che tipo di integrazione vogliamo?

La scorsa settimana ho letto sul Carlino l’ennesimo attacco del consigliere Bignami alle politiche di integrazione della Regione. Stavolta lo “scandalo” sarebbe l’offerta di corsi di italiano ai migranti e il servizio di babysitting offerto a chi frequenta i corsi. Per prima cosa dobbiamo metterci d’accordo. Sappiamo che imparare la nostra lingua è l’unico modo che ha un migrante per potersi integrare nella nostra società, per poter trovare un lavoro o anche solo per poter parlare con gli insegnanti dei propri figli a scuola. Partendo da questo presupposto, una delle azioni previste dal progetto FAMI è proprio la realizzazione di “percorsi di formazione civico-linguistica”. Va da sé che per poterli frequentare i migranti con figli devono poterli affidare a qualcuno e da questa semplice constatazione nasce il bando che tanto scandalizza Bignami. Quanto poi a chi finanzia queste azioni, faccio notare che rientrano in uno specifico programma dell’Unione Europea, AMIF. Il programma prevede che ciascuno stato presenti progetti specifici per l’integrazione e la nostra Regione, come è stato ricordato anche nella recente sessione europea, è tra le più virtuose in Italia per l’utilizzo dei fondi europei. Nessuno scandalo quindi, ma pratiche quotidiane di integrazione e accoglienza. Forse sarebbe ora di elogiare, invece di ricoprire di fango, chi si impegna per rendere la nostra una società migliore.

P.S.
Per quanto riguarda i servizi per gli italiani in difficoltà, la nostra Regione è da sempre una delle più attive: grazie al Fondo Sociale Europeo, ogni anno sono centinaia i corsi di formazione rivolti ai cittadini emiliano-romagnoli, per non parlare degli stanziamenti per la casa o delle leggi approvate per l’inserimento lavorativo delle persone in condizioni di fragilità o al reddito di solidarietà. Al netto delle tante misure adottate, credo sia importante ribadire che il benessere di ciascuno di noi sarà maggiore se riusciremo a costruire insieme una società accogliente per tutti e a realizzare un’uguaglianza di fatto.

Welfare. Consiglieri Pd: rivedere contenuti contratto lavoro settore socio-sanitario-assistenziale-educativo

La Giunta regionale intervenga nelle sedi competenti affinché sia accertata la piena legittimità dei contenuti del Contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) ANASTE per il settore socio-sanitario-assistenziale-educativo, sottoscritto lo scorso aprile e valido nel triennio 2017-2019, e verifichi se questo Contratto sia coerente con gli obiettivi che la Regione si è posta in tema di lavoro e con le politiche regionali nel settore socio-sanitario. Lo chiedono alcuni consiglieri del Pd in un’interrogazione, prima firmataria Luciana Serri, ravvisando nel Ccnl, peraltro sottoscritto da sigle sindacali (Ciu, Snalv, Confsal, Confelp) che non avrebbero adeguata competenza nel settore, contenuti peggiorativi e dequalificanti rispetto al precedente, a partire dalla mancata previsione della figura dell’operatore socio-sanitario (Oss), figura perno del sistema di accreditamento regionale. Il rinnovo del Ccnl – si legge nell’atto ispettivo – è il primo dopo otto anni di blocco, visto che ANASTE è stata l’unica associazione che si è rifiutata di concordare il rinnovo 2010-2012. Le sigle sindacali che nel 2005 avevano sottoscritto il precedente contratto, – riportano i consiglieri – cioè FP CGIL, FP CISL, UIL UILTUCS, UIL FPL, hanno abbandonato il tavolo nel febbraio scorso di fronte alla mancanza di volontà di rivedere contenuti squalificanti per i 20.000 operatori: rinnovo contrattuale assolutamente modesto e non applicato agli anni pregressi di blocco contrattuale; possibilità di portare l’orario a 40 ore settimanali con una maggiorazione complessiva di appena il 10%; dimezzamento dei permessi legati alla riduzione dell’orario di lavoro (Rol), portati da 51 a 26 ore annue con effetto retroattivo; malattia pagata solo in alcune circostanze, in maniera ridotta e solo per i primi quattro eventi; riduzione del periodo di comporto. Da qui l’iniziativa degli esponenti Pd, preoccupati che lo svilimento delle condizioni contrattuali dei lavoratori possa incidere sulla qualità del settore socio-sanitario. Oltre a Serri hanno sottoscritto l’interrogazione Stefano Caliandro, Roberto Poli, Francesca Marchetti, Mirco Bagnari, Roberta Mori, Paolo Zoffoli, Enrico Campedelli, Marcella Zappaterra, Antonio Mumolo.