Un attivista di Greenpeace è stato allontanato da Roma con un foglio di via dopo una protesta e per tre anni dovrà rimanere lontano dalla sua città. In Italia ogni anno sono migliaia i provvedimenti di questo tipo: un retaggio del fascismo, che dovrebbe servire a colpire pericolosi malviventi ma che viene utilizzato spesso contro prostitute, punkabestia e senza tetto. Tutte persone che a causa dell’alto costo delle spese legali che devono essere affrontate per ricorrere contro un foglio di via non hanno la possibilità di difendersi. Il Venerdì di Repubblica intervista Antonio Mumolo, presidente dell’Associazione Avvocato di strada Onlus, che ha sostenuto e vinto numerosi ricorsi contro i fogli di via.
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10.02.2012 Il Venerdì di Repubblica
UN FOGLIO DI VIA PER SALVATORE E ALTRI 7 MILA «BANDITI»
di CINZIA GUBBINI
I «banditi del clima» sono ormai quasi 10 mila. Mica male per un’azione che voleva essere una provocazione, e invece sta diventando un piccolo caso. Complice un sito web ben fatto e una storia, francamente, assurda. Questa: Salvatore Barbera responsabile della campagna Clima e Energia di Greenpeace, il 6 dicembre ha ricevuto dalla questura di Roma un foglio di via obbligatorio.
Espulso per tre anni dalla capitale. Da quella sera si è dovuto trasferire armi e bagagli a Pistoia, suo Comune di residenza. La colpa? Aver partecipato alla manifestazione ecopacifista nei giorni di Durban: mentre l’Onu si riuniva in Sudafrica per la Conferenza sul clima, i climbers di Greenpeace hanno srotolato uno striscione su piazza Montecitorio: «Il clima cambia, la politica deve cambiare». Tanto è bastato perché Barbera, che era in piazza come responsabile, fosse identificato e poi «bandito » da Roma. Di qui la nascita del sito www.banditidelclima.org, cui chi si sente un «bandito del clima» (e sono diecimila, appunto) può inviare una propria foto. Questa volta l’emanazione di un foglio di via ha fatto rumore. Ma il più delle volte questi provvedimenti vengono comminati senza troppa pubblicità, nonostante si tratti di una misura di prevenzione che è un vero e proprio «caso non risolto» del nostro ordinamento.
E di fogli di via l’Italia è piena: ne sono stati emanati 7.505 nel 2009 e 7.024 nel 2010. Dopo il fascismo, la legge madre delle misure di prevenzione era stata rivista nel 1956 e colpiva anche gli oziosi e i vagabondi. Poi fu riformata nel 1988. La storia delle misure di prevenzione è intrecciata a quella della normativa antimafia: allontanare una persona che vive di proventi illeciti può voler dire allontanare un mafioso dal suo luogo di azione, ben prima che venga condannato in sede penale.
Tant’è che i fogli di via sono l’incipit del nuovo Codice antimafia del 2011. Ed ecco il punto: Barbera è stato allontanato da Roma proprio in base al Codice antimafia. E lo stesso succede tutti i giorni nei confronti di prostitute, punkabbestia, senza fissa dimora o ladruncoli.
«È come nascondere la polvere sotto il tappeto» dice Antonio Mumolo, presidente dell’associazione Avvocato di Strada, che di ricorsi contro i fogli di via ne ha fatti parecchi. Tra questi, un precedente importante risale al 2006, quando a Bologna la questura, sconfitta, è stata condannata a pagare le spese legali. «Da allora abbiamo riscontrato un calo nell’emissione di fogli di via» dice Mumolo.
Anche Greenpeace conta alcuni ricorsi vinti. La sentenza su Barbera è attesa per la fine di febbraio.