Diritti di cittadinanza. Risoluzione del Gruppo per sulla campagna “L’Italia sono anch’io”

Il consigliere regionale PD Antonio Mumolo è uno dei firmatari della risoluzione presentata dal Gruppo PD all’Assemblea Legislativa per “sostenere e promuovere ciascuna delle due proposte di legge: “L’Italia sono anch’io” e chiedere all’Assemblea Legislativa di impegnare ogni componente della stessa a dare risalto a questa importante iniziativa nell’esercizio delle proprie attività”.

La Campagna “L’Italia sono anch’io” è promossa dal sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, e da un Comitato che racchiude 19 organizzazioni della società civile (Acli, Arci, Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2 – Seconde Generazioni, Tavola della Pace e Coordinamento nazionale degli enti per la pace e i diritti umani, Terra del Fuoco, Ugl Sei e dall’editore Carlo Feltrinelli).

“La campagna è tesa a raccogliere le firme per sostenere due leggi di iniziativa popolare: la riforma del diritto di cittadinanza in particolare per i minori, introducendo lo ius soli temperato e il riconoscimento del diritto di voto, per le elezioni amministrative, ai lavoratori regolarmente presenti da cinque anni” si legge nella Risoluzione. (altro…)

La Regione istituisce i garanti per l’infanzia e l’adolescenza e per i detenuti. Mumolo: “Solo una società che cura la marginalità può progredire”

Questa mattina l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha approvato a maggioranza la legge che istituisce due nuovi istituti di garanzia, il Garante per l’infanzia e l’adolescenza e il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale che si vanno ad aggiungere a quella del Difensore civico, le cui prerogative sono state modificate.

La legge prevede una durata del mandato di 5 anni senza possibilità di rielezione, riduce le indennità di funzione e prevede cause di ineleggibilità e incompatibilità: ciascuno dei tre incarichi è incompatibile con l’esercizio di qualsiasi attività di lavoro autonomo o subordinato, e qualsiasi attività commerciale, imprenditoriale o professionale da cui possa derivare un conflitto di interessi con l’incarico assunto. Il consigliere regionale PD Antonio Mumolo ha letto in aula la dichiarazione di voto favorevole del gruppo PD.

“La legge approvata oggi è un provvedimento di grande importanza. Oltre ad essere un principio, afferma Mumolo, la centralità del cittadino è, per la Regione Emilia-Romagna, essenza fondativa del proprio essere Istituzione. Per questo la Regione si è dotata di strumenti di Garanzia posti a tutela dell’individuo e della collettività anche nei confronti dell’azione delle Istituzioni stesse, il cui operato può urtare le legittime esigenze e diritti. Essendo i Garanti delle figure di garanzia abbiamo cercato fino all’ultimo di approvare la legge all’unanimità. Anche se non ci siamo riusciti per l’astensione di Movimento 5 stelle e Lega occorre sottolineare come dato positivo che non ci sono stati voti contrari e che sono stati accolti in aula sei emendamenti presentati dalla Lega.”

“Le necessità di tutela, prosegue Mumolo, sono ancora maggiori quando il soggetto da tutelare si trovi in condizione di debolezza, magari bambino o adolescente ancora incapace di fare valere i propri diritti, o individuo ristretto o limitato per legge nella propria libertà di autodeterminarsi. Il Difensore o il Garante non è solo colui che segnala l’abuso e propone il rimedio, ma è ancora prima espressione di una direttiva culturale alla base della nostra comunità regionale: si cresce insieme, nessuno escluso, o non si cresce affatto. Una società che non cura la marginalità, che non garantisce la dignità del singolo, che non offre prospettive di inclusione e riscatto a chi si trova in difficoltà, è una società che forse potrà anche arricchirsi economicamente, ma mai progredire.

Referendum, un aiuto per sostenere la campagna

Il consigliere regionale PD Antonio Mumolo ha aderito al referendum sulla legge elettorale che intende abrogare la legge elettorale in vigore, meglio conosciuta con il nome di “porcellum” o “legge porcata”. A pochi giorni dal termine per la raccolta delle firme ecco un appello dei promotori del referendum pubblicato dal quotidiano Europa.

Cara amica, caro amico,
come sa, la raccolta delle firme sta per concludersi con un successo che fa piazza pulita dei dubbi e dei timori che avevano accompagnato nemmeno due mesi fa la decisione di sfidare il tempo e la logica pur di consentire ai cittadini di esprimere la loro volontà di tornare a ri-eleggere il parlamento e di potersi esprimere sulla legge elettorale già nella prossima primavera, ultima finestra utile prima della conclusione naturale della legislatura.
La larga risposta alla nostra iniziativa sta dimostrando in tutta evidenza quanto la legge elettorale vigente sia invisa ai cittadini, e, di fronte alla crisi morale, sociale ed economica che coinvolge il paese, quanto diffuso sia il bisogno di ricominciare mettendo le premesse per la ri-elezione di un parlamento pienamente legittimato capace di prendere e chiedere impegni a tutti per il presente e per il futuro.
Le reazioni che già in questi giorni vanno manifestandosi dimostrano peraltro nei fatti quanto fondata fosse la convinzione che solo il referendum costituisce il pungolo capace di spingere il parlamento a risvegliarsi dalla propria colpevole inerzia e a cambiare l’attuale legge elettorale nel senso indicato dai cittadini sottoscrittori dei quesiti.
Già questo da solo dà la misura del rilievo della nostra iniziativa. Al di là delle opinioni di ciascuno su quale sarebbe la legge elettorale migliore per il paese, grazie alla iniziativa referendaria è ormai opinione universalmente condivisa, da una parte, che il Porcellum, che ha contribuito enormemente al discredito della rappresentanza, è in sé indifendibile, e, dall’altra, che la precedente legge elettorale (cosiddetto Mattarellum) sarebbe sicuramente migliore di quella attuale.
Già oggi, mentre ancora contiamo con fiducia e con cura le firme raccolte, possiamo perciò dire che il referendum ha vinto: costringendo a riaprire la strada da sei anni bloccata, imponendo la condanna del Porcellum, indicando in modo nitido la prospettiva per il suo superamento.
Fino a quando il cammino iniziato non è stato portato a termine non possiamo tuttavia fermarci.
Per questo motivo Le scriviamo per chiedere il suo aiuto per continuare. Nel corso della iniziativa abbiamo appreso della sua partecipazione al referendum e letto sulle agenzie e sui giornali parole importanti che dicono del suo consenso e della sua condivisione. Sono parole che ci hanno confortato nella fatica di questi intensi giorni e che ci spingono a continuare.
Esse ci incoraggiano a chiederle ora un aiuto concreto che ci consenta di farlo.
Il Comitato referendario per i collegi uninominali, composto da singole personalità e da alcune formazioni politiche organizzate, ha finanziato l’attività condotta finora grazie al contributo volontario dei suoi componenti e a prestiti che gli hanno permesso di coprire per il momento un deficit significativo, nonostante i costi siano stati ridotti ai minimi termini sul piano della comunicazione, della propaganda e del sostegno centrale alle attività locali e di componente.
Il contributo che Le chiediamo sarà impiegato per coprire le spese già sostenute nella fase di raccolta delle firme e per avviare la successiva campagna elettorale referendaria. Di tutto questo Le renderemo conto pubblicamente.
In tale quadro ci pare doveroso rammentare che il concorso pubblico al finanziamento dei referendum, al quale taluni hanno fatto riferimento, non ha nulla a che vedere con la generosità dei cosiddetti rimborsi elettorali ai partiti, in quanto la legge lo limita a 1000 lire a firma fino a 500mila firme e verrebbe corrisposto al Comitato referendario soltanto se e quando il referendum sarà effettivamente celebrato e avrà superato il quorum della partecipazione al voto della metà più uno del corpo elettorale. Contiamo perciò fiduciosi sul suo sostegno.

Personalità e gruppi che hanno aderito al referendum: Europa, Articolo 21, Romano Prodi, Pierluigi Castagnetti, Walter Veltroni, Enrico Letta, Rosy Bindi, Dario Franceschini, Federico Orlando, Valerio Onida, Gustavo Zagrebelski, Rita Levi Montalcini, Eugenio Scalfari, Paola Gaiotti, Piero Fassino, Matteo Renzi, Giuliano Pisapia, Luigi De Magistris, Massimo Zedda, Nicola Zingaretti, Vasco Errani, Catiuscia Marini, Nichi Vendola, don Luigi Ciotti, Ennio Morricone, David Sassoli, Ignazio Marino, Vannino Chiti, Franco Siddi, Virginio Merola, Alberto Losacco, Enrico Rossi, Liliana Cavani, Sandro Gozi, MariaPia Garavaglia, Enzo Bianco, Debora Serracchiani, Fabio Granata, Fabio Melilli, Matteo Richetti, Roberto Montanari, Marco Monari, Magda Negri, Massimo Donadi, Vincenzo Vita, Antonio Mumolo, Angelo Bonelli, Cittadinanzattiva, Marianna Madia, Dario Ginefra, “Il Futurista”, Marco Meloni, Giovanna Melandri, Sergio Cofferati, Andrea Cozzolino, Antonio Panzeri, Ruggiero Mennea, Lino Paganelli, Maria Laura Rodotà, Maria Teresa Meli, Gad Lerner, Nino Bertoloni Meli, Paolo Guzzanti, Andrea Giorgis, Nicola Piepoli, Ermete Realacci, Francesco Barbato, Andrea Papini, Mauro Mangano, Francesco Storace, Carlo Vizzini, Massimiliano Valeriani, Enzo Foschi, Daniele Manca, Alessandro Bianchi, Furio Colombo, Ugo Cappellacci, Walter Verini, Nicola Bono, Salvatore Cherchi, Graziano Milia, Roberto Deriu, Carlo De Benedetti, Dino Di Palma, Mauro Contini, Sandro Collu, Gianmario Mariniello, Piercamillo Falasca, Francesco Boccia, Cristiana Muscardini, Massimo Cialente, Vittoria Franco, Luigi Zanda, Carmelo Briguglio, Marina Sereni, Giuseppe Civati, Rita Borsellino, Alessandra Siragusa, Marco Filippeschi, Paolo Corsini, Salvatore Del Vecchio, Mani Tese e Giustizia e Libertà di Brescia, Massimo Fantola, Marco Espa, Domenico Bevacqua, Francesco Gervasi, Mario Oliverio, Melania Fadda, Guido Melis, Edmondo Cirielli, Jean- Leonard Touadi, Giovanni Bachelet, Paolo Masini, Miriam Mafai, Barbara Pollastrini, Siegfried Brugger, Rosa Russo Iervolino, Enrico Morando, Benedetto Della Vedova, Ermanno Olmi, Fabrizio Vigni e molti altri.
Andrea Morrone – Arturo Parisi – Mario Barbi

Rivara. Risoluzione PD per lo stop definitivo allo stoccaggio del gas

Stop alla replica degli approfondimenti su Rivara. “Non era assolutamente necessaria, in quanto è certo che nessun approfondimento potrà escludere completamente la ‘possibilità di riattivazione dell’attività tettonica naturale comprovata in zona”. Si proceda invece subito a rigettare il progetto ERG “in modo definitivo”. È questo, in estrema sintesi, il contenuto della Risoluzione presentata da Antonio Mumolo e altri consiglieri regionali del centrosinistra.

Come è noto, la Commissione del Ministero dell’Ambiente non ha espresso un parere definitivo sulla compatibilità ambientale dell’impianto per “carenze documentali del progetto della ERG”, passando la palla al Ministero dello Sviluppo economico. “Nei fatti – scrivono i consiglieri – il Governo di centrodestra continua a trovare escamotages per procedere con il progetto di stoccaggio, con buona pace dei rappresentanti regionali e locali di Pdl e Lega Nord”.

Questo supplemento d’indagine, rilevano i tre, non era infatti in alcun modo necessario: “La posizione di contrarietà della Regione è frutto del lavoro – spiegano – di tavoli tecnici che hanno stabilito che il progetto non risponde al principio di precauzione e sicurezza che va particolarmente assicurato per un progetto di stoccaggio di gas che per la prima volta in Italia riguarda un acquifero, oltretutto in una zona simicamente attiva e abitata da più di 80mila abitanti”.

Per questo in Commissione il rappresentante della Regione ha espresso parere contrario al rinvio, anche perché nessuna fase di accertamento “potrà escludere completamente la possibilità di riattivazione dell’attività tettonica naturale comprovata in zona” e quindi non sono possibili “adeguate garanzie circa la sicurezza dell’impianto”. Pertanto, scrivono i tre consiglieri, il progetto “poteva essere rigettato in modo definitivo” dalla Commssione del Governo.

Così non è stato. Per questo i consiglieri regionali hanno presentato una risoluzione che impegna la Giunta a chiedere al Ministero dello Sviluppo economico – alla luce del rispetto rigoroso delle norme del decreto direttoriale del 4 febbraio scorso e dei dati scientifici evidenti – di non rilasciare l’autorizzazione del programma di ricerca. La risoluzione chiede anche che la Giunta si attivi per ribadire la propria competenza legislativa in materia, rigettando la riforma dell’articolo 117 della Costituzione – proposta dal Pdl – che accentrerebbe la materia energetica solo nelle mani del Governo nazionale.

1580 Risoluzione proposta dai consiglieri Costi, Naldi, Luciano Vecchi, Mazzotti, Bonaccini, Monari, Pagani, Grillini, Alessandrini, Ferrari, Carini, Donini, Casadei, Piva e Mumolo per impegnare la Giunta a chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico il pieno rispetto della normativa sull’autorizzazione dei programmi di ricerca per l’accertamento della fattibilità dello stoccaggio in unità geologiche profonde, con particolare riferimento al progetto relativo allo stoccaggio di gas a Rivara (MO) (documento in data 07 07 11).

Oggetto 0628

Solidarietà a Jovan Divjak: approvata risoluzione PD

L’Assemblea legislativa ha approvato a maggioranza (astenuto il pdl) una risoluzione sottoscritta da Antonio Mumolo e altri consiglieri del PD che chiede alla Giunta regionale di esprimere, anche a nome dell’Assemblea, solidarietà a Jovan Divjak e di impegnarsi ad inoltrare il documento al Ministero degli esteri italiano ed all’Assoziazione Obrazovanje Gradi BiH (L’Istruzione costruisce la Bosnia-Erzegovina).

Divjak è un ex generale dell’esercito bosniaco che è stato arrestato il 3 marzo 2011, dalle autorità austriache, sulla base di un “mandato di cattura internazionale emesso dalla Serbia per i fatti della Dobrovoljacka Ulica”, mentre si stava recando in territorio italiano per partecipare ad una conferenza indetta dall’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti e dall’Associazione percorsi di pace.

Il governo serbo ha formalmente chiesto l’estradizione dell’ex generale, ora cittadino bosniaco, ma nato a Belgrado e di etnia “serbo-ortodossa”, che durante la guerra guidò le forze regolari dell’Armija BiH in difesa di Sarajevo.
Oltre a comunicare che ora Divjak è stato scarcerato, dopo il pagamento di una cauzione di 500.000 euro, i consiglieri hanno sottolineato che l’International criminal tribunal for the former Yugoslavia (ICTY), in seguito ad un’indagine sui fatti della Dobrovoljacka Ulica, ha deliberato che questo assalto fu un “ordinario scontro fra due eserciti”, che l’ex generale non è mai stato inquisito dall’ICTY, che egli “gode di stima unanime in seno alla comunità internazionale ed è ambasciatore di pace della Universal peace federation di Ginevra”.
Al termine del conflitto, inoltre, Divjak ha fondato l’Associazione Obrazovanje Gradi BiH (L’Istruzione costruisce la Bosnia-Erzegovina), tutt’oggi attiva, che ha consentito a migliaia di orfani di completare gli studi attraverso l’erogazione di più di 24.000 borse di studio.
Ricordare ciò che è successo e il male che è stato fatto significa anche promuovere una cultura di pace, e questa persona compie quest’opera da anni.

La risoluzione è stata sottoscritta dai consiglieri regionali del PD Pagani, primo firmatario, Monari, Moriconi, Alessandrini, Vecchi, Mori, Carini, Casadei, Mumolo, Marani, Montani.

OGGETTO 1236