Il documento chiede una legislazione più omogenea tra Emilia-Romagna e Lombardia, Regioni che prevedono regole e sanzioni diverse per chi pesca lungo il fiume Po.
La commissione Scuola, formazione, lavoro e sport, ha espresso parere favorevole (astenuto il M5s) sulle condizioni di ammissibilità della petizione popolare in merito alle norme che vietano l’esercizio della pesca con esche vive (secondo l’articolo 16 comma 1 dello Statuto regionale). La petizione nasce “dall’esigenza di una legislazione più omogenea tra la Regione Lombardia e la Regione Emilia-Romagna su questo tipo di pesca”. Il fiume Po, si legge nel parere approvato, si snoda lungo il confine tra queste due Regioni limitrofe e “ciascuna per il proprio ambito di competenza ha distinte normative in materia di pesca e acquacoltura”. La Regione Emilia-Romagna, con la L.r. 11 del 2012, ha fatto divieto di pesca “con l’utilizzo di esche di pesci vivi o morti”, sanzionando, di conseguenza, i comportamenti vietati, prevedendo una sanzione pecuniaria tra i 500 e i 3.000 euro. “Tali disposizioni non trovano però spazio nella legislazione della Regione Lombardia e, di conseguenza, ciò crea una certa difficoltà nell’individuazione del punto esatto del confine tra le Regioni Emilia-Romagna e Lombardia quando si è in navigazione sul fiume Po”. Da qui, “l’esigenza di una legislazione più omogenea tra le due Regioni”. Tommaso Foti (Fdi-An) e Antonio Mumolo (Pd) si sono detti d’accordo sull’esigenza di un approfondimento su questa materia e sull’opportunità di trovare “una armonizzazione tra le due normative”, in particolare “sulle modalità di verifica e su chi fa i controlli”. La Giunta, da parte sua, si è detta pronta, “entro l’anno”, a proporre una modifica alla legge regionale per armonizzare la normativa, in particolare, le sanzioni.