A San Giovanni in Persiceto la 3° edizione del Festival dedicato alla memoria di Peppino Impastato

Sabato 4 e domenica 5 maggio si terrà a San Giovanni in Persiceto la terza edizione del Peppino Festival 2013. L’iniziativa, organizzata da Circolo Arci Akkatà, Libera Terre d’Acqua e i Giovani Democratici, è dedicata alla memoria di Peppino Impastato.

Il consigliere regionale PD Antonio Mumolo interverrà al Festival sabato 4 maggio alle h.18.30 per parlare della legge regionale 3/2011 contro le infiltrazioni mafiose e per la promozione della legalità, di cui è stato relatore, e dei risultati ottenuti da quando la legge è in vigore.

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PEPPINO FESTIVAL 2013
Sabato 4 e Domenica 5 Maggio

Il Circolo Arci Akkatà, il presidio di Libera Terre d’Acqua e i Giovani Democratici, presentano la terza edizione del Peppino Festival, un weekend all’insegna dell’antimafia e della legalità, dell’impegno, della musica, del buon cibo e di tanto altro.

Ospiti d’eccezione di quest’anno Maria Luisa IMPASTATO, nipote di Peppino Impastato, e Antonio MUMOLO, promotore delle leggi antimafia della Regione.

Nella giornata del sabato si alterneranno sul palco allestito nel piazzale antistante l’Akkatà alcune band emergenti del territorio e diversi ospiti.

Domenica pomeriggio si terrà la finale del concorso musicale Cindierella, promosso dal Circolo durante l’inverno, dove le 4 band finaliste saranno giudicate da una giuria d’eccellenza (e di ampissima esperienza!)

A seguire, musica con i NUJU, che presentato anche il progetto “Musica vs. Mafie”, e dei Balotta Continua

Mostre, banchetti, dibattiti faranno da contorno a questi due giorni di musica e festa!!

Evento Facebook:
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la Repubblica: “Avvocati di strada, 700 volontari per difendere i diritti più deboli”

Il quotidiano la Repubblica intervista Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di strada, in occasione della presentazione del rapporo annuale sulle attività dell’Associazione.

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02 maggio 2013 – La Repubblica”
“Avvocati di strada, 700 volontari per difendere i diritti più deboli”

Sono lo studio legale più grande d’Italia, ma anche quello che fattura di meno. L’associazione “Avvocato di strada” ha presentato il suo Rapporto 2012. In tredici anni ha aperto 31 sedi in tutta Italia. I clochards oggi sono spesso persone “normali”: il pensionato al minimo, l’imprenditore che ha fallito, il padre separato, il licenziato di 45 anni che ha enormi problemi a rientrare nel mercato del lavoro
di CINZIA GUBBINI

ROMA – Sono lo studio legale più grande d’Italia, ma anche quello che fattura di meno. La battuta è dell’attore Mario Perrotta, che su Rai 3 ha dedicato anche a loro uno dei suoi “paradossi italiani”. E un po’ paradossale lo è davvero l’associazione “Avvocato di strada”, che ha presentato a Roma il suo Rapporto 2012. Nata nel 2000 per rispondere alle esigenze dei senza fissa dimora di Bologna, come “costola” dell’associazione “Piazza Grande”, in tredici anni ha aperto 31 sedi in tutta Italia e coinvolto qualcosa come 700 volontari. “Pensiamo da sempre che difendere i diritti dei più deboli significhi difendere i diritti di tutti”, osserva l’avvocato Antonio Mumolo, il presidente.

Il clochard della porta accanto. Ed è sempre più vero, visto che i clochards oggi sono spesso persone “normali”, che piano piano perdono lavoro, casa, affetti. “Ormai – spiega Mumolo – il senza fissa dimora non è più quella persona che finisce in strada anche perché ha altre problematiche, dalla dipendenza a droga o alcol, ai problemi psichici. Ormai è normale, e non lo era fino a tre anni fa, incontrare il pensionato al minimo, l’imprenditore che ha fallito, il padre separato, il licenziato di 45 anni che ha enormi problemi a rientrare nel mercato del lavoro. Hanno finito tutti i risparmi, hanno chiesto aiuto a tutti gli amici – conclude Mumolo – e qual è la prospettiva? La strada, la macchina, il dormitorio”.

Boom di richieste. Le richieste di assistenza legale crescono, anche se il 2012 è stato particolare per l’impatto della cosiddetta “Emergenza Nordafrica”: 2575 le nuove pratiche aperte, nel 2011 erano state 2360. Di queste, il 45% riguarda il complicato ginepraio delle leggi sull’immigrazione, il 34% sono pratiche di diritto civile, l’11% di diritto amministrativo e il 10% di diritto penale. Gli extracomunitari hanno rappresentato il 64% del totoale degli assistiti, l’8% i comunitari e il 28% gli italiani. “Ma le provenienze variano molto da città a città – ha spiegato Mumolo – se al Sud dove l’organizzazione delle reti di assistenza è più scarsa, gran parte delle richieste provengono dai migranti, al Nord, come a Bologna, è più frequente intercettare gli italiani che finiscono in strada”.

Quali le cause? I motivi per i quali i senza tetto finiscono in uno degli sportelli di “Avvocato di strada” sono vari. Gli immigrati, quasi sempre, perché non hanno un permesso di soggiorno e vorrebbero regolarizzarsi. Ma è interessante vedere che tra le pratiche di diritto civile la maggioranza è ancora legata al diritto alla residenza: “Un problema ‘storico’, sul quale nonostante esista una giurisprudenza consolidata continuano a esserci problemi – ha denunciato Mumolo – i Comuni e le Anagrafi rendono complicato l’ottenimento della residenza: ma questo nega a chi vive in strada diritti fondamentali, dal voto alle cure mediche, all’assistenza sociale e previdenziale, oltre a essere un ostacolo nella ricerca di lavoro”. Seguono questioni riguardanti il diritto al lavoro, problemi di sfratti, divorzi, potestà gentioriale.

Altro grandissimo problema: le multe. Su 298 pratiche di diritto amministrativo, 81 riguardano sanzioni per mancanza di titolo di viaggio sui mezzi pubblici, 68 cartelle esattoriali per mancato pagamento di imposte, tasse e tributi. “Con l’azienda di mezzi pubblici di Bologna abbiamo fatto un incontro – ha detto Mumolo – e trovato un accordo: l’azienda non va in esecuzione se noi forniamo loro una relazione controfirmata dai servizi sociali che certifichi l’indigenza”. Insomma, contemperare i vari interessi in campo si può. Ma l’associazione Avvocato di Strada si è anche battuta, spesso vincendo, quando invece le sanzioni riguardano regolamenti discriminatori: come quelli che vietano di dormire sulle panchine o di “oltraggiare” con la propria presenza sporca e trasandata i centri storici delle città.

Chi è il “cattivo”? Altro dato interessante, quello delle pratiche riguardanti il diritto penale. “Innazitutto ci tengo a sottolineare che, per fortuna, in tanti anni di lavoro non ci è mai capitato di difendere in sede di processo un senza fissa dimora per un reato serio e grave, come potrebbe essere un omicidio”. Al contrario, sono i senza fissa dimora che spesso e volentieri, e se trovano un avvocato disposto ad ascoltarli, hanno molte cose da denunciare: aggressioni, minacce, insulti, molestie. Su 254 pratiche di diritti penale, 38 vedono i “cloahards” nei panni della vittima, in 35 casi invece sono loro ad essere denunciati per reati contro la persona (minacce, diffamazione), oppure reati legati agli stupefacenti o contro il patrimonio o i pubblici ufficiali. Il Rapporto è scaricabile al’indirizzo dell’associazione “Avvocato di strada”. Per collaborare con l’associazione basta mettersi in contatto con loro. La regola fondamentale è prestare la propria opera in modo totalmente gratuito.

(02 maggio 2013)

FONTE

la Repubblica