Negli scorsi mesi il comitato promotore *SIAMO TUTTI CITTADINI* (formato da 37 associazioni, collettivi, sindacati e partiti) ha raccolto più di 2500 firme per ottenere il riconoscimento del diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative per i migranti e per ottenere un’istruttoria, cioè un’inchiesta, pubblica e istituzionale che vedesse la partecipazione diretta dei migranti e delle associazioni impegnate sul fronte dell’immigrazione nella formulazione di nuove politiche per l’immigrazione nella “nostra” città.
Il 6 febbraio è iniziata in Consiglio Comunale, alla presenza della Giunta Comunale, la prima seduta dell’ISTRUTTORIA PUBBLICA sulle politiche per l’immigrazione durante la quale tutte le associazioni, i collettivi, gli esperti hanno potuto far sentire la propria voce.
Antonio Mumolo ha partecipato all’Istruttoria per raccontare l’esperienza di Avvocato di strada e l’intervento da parte di Avvocato di strada nei confronti dei cittadini migranti privati dei propri diritti fondamentali. Di seguito riportiamo l’intervento nella sua interezza.
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L’intervento
Grazie. Io sono qui per raccontarvi l’esperienza dell’avvocato di strada e di come questa esperienza incide anche rispetto alle questioni dell’immigrazione. “Avvocato di strada” è un progetto di volontariato che nasce all’interno dell’associazione “Amici di Piazza Grande” nel 2000 e si occupa di offrire tutela giuridica gratuita e organizzata alle persone senza fissa dimora.
Ovviamente tra le persone senza fissa dimora ci sono anche gli stranieri e parliamo però in questo caso solamente di stranieri privi di permessi di soggiorno, clandestini; ovviamente gli stranieri che sono in possesso dei permesso di soggiorno hanno o quanto meno dovrebbero avere una casa.
Quindi i nostri utenti stranieri migranti sono quasi tutti utenti privi del permesso di soggiorno. Rispetto alla nostra esperienza, che va avanti da sei anni e mezzo, abbiamo rilevato che circa il 20% dei nostri utenti sono stranieri mentre l’80% sono italiani.
Questo perché in questa città, per fortuna, esistono altri grossi centri che si occupano dei diritti dei migranti; c’è il centro stranieri della CGIL, ma ci sono anche quelli della Caritas, della CISL e di altri sindacati.
Questo succede a Bologna, ma “Avvocato di strada” è un’esperienza che dopo Bologna ha cercato di replicarsi, di espandersi a livello nazionale; ad oggi lo sportello dell’Avvocato di Strada per la tutela dei diritti delle persone senza dimora è presente in quattordici città italiane e ci sono città, per esempio Foggia, dove è aperto il nostro sportello, in cui l’80% degli utenti dello sportello sono migranti, tutti ovviamente privi di permesso di soggiorno, perché sono realtà in cui c’è più richiesta di manodopera, nelle campagne. Coloro che lavorano nelle campagne sono ormai nella stragrande maggioranza persone che sono prive di permesso di soggiorno e quindi doppiamente sfruttate.
Nella nostra esperienza di questi sei anni e mezzo possiamo dire che ci siamo occupati di varie questioni, sempre dal punto di vista giuridico, ovviamente, che riguardano l’immigrazione: questioni relative ai permessi di soggiorno, espulsioni, ma soprattutto questioni che riguardano il diritto del lavoro. Pochi sanno che il lavoratore straniero privo di permesso di soggiorno ha gli stessi identici diritti del lavoratore italiano, a lui si applica il Contratto Collettivo Nazionale di Categoria, dipendentemente dalla categoria in cui lavora, a lui si applicano i minimi tabellari previsti dal Contratto Collettivo Nazionale. Se lo straniero irregolare lavora, anche se in nero, deve essere regolarmente retribuito, così come viene retribuito un lavoratore italiano in regola o un lavoratore straniero in regola.
Infatti una serie di cause che noi abbiamo fatto per quanto riguarda gli stranieri migranti riguardano il diritto del lavoro. In particolare, per quanto riguarda le cause di recupero crediti, è sufficiente che lo straniero privo di permesso di soggiorno richieda le sue spettanze con un conteggio sindacale, e queste spettanze dovranno essere pagate.
Ovviamente ci sono una serie di problemi, che sono però facilmente risolvibili. Molti pensano che se uno straniero privo di permesso di soggiorno va a lavorare in nero e viene sfruttato non si possa far nulla perché è irregolare, ma non è così. Intanto il primo scoglio da superare è quello relativo al fatto che il lavoratore, nelle cause di lavoro, deve comparire prima di iniziare una causa davanti alla Commissione Provinciale di Conciliazione; ovviamente lo straniero non può comparire e non vuole comparire, perché teme di essere fermato e arrestato, ma questa cosa è facilmente superabile: lo straniero può tranquillamente delegare con una Procura notarile, che costa ovviamente pochissimo, un’altra persona a comparire al suo posto.
Noi utilizziamo normalmente un sindacalista, che viene delegato a comparire al suo posto, così lo straniero non compare e non c’è nessun problema rispetto a quello che potrebbe accadergli. Anche in prima udienza lo straniero dovrebbe comparire davanti al Giudice per espletare il tentativo di conciliazione, ma anche in questo caso può essere delegata un’altra persona.
Superato questo scoglio, la causa diventa esattamente uguale a quella che si può fare per un lavoratore italiano che lavora in nero; è necessario provare con testimoni la sussistenza e la durata del rapporto di lavoro, dopo di che la causa va avanti e si può vincere tranquillamente.
Questo è uno dei casi di cui ci siamo occupati, ce ne siamo occupati per diversi stranieri, ma in un caso c’è stata una cosa abbastanza paradossale e la voglio raccontare. Sono venuti allo sportello due stranieri, uno in regola col permesso di soggiorno, e l’altro fuori regola, lavoravano tutti e due in nero; abbiamo fatto la causa e l’abbiamo vinta solamente per lo straniero non regolarizzato, per il clandestino.
Perché? Perché in quel cantiere erano solamente in due, ovviamente solamente quello in regola poteva testimoniare la presenza dell’altro, perché quello in regola poteva comparire davanti al Giudice, quindi abbiamo fatto la causa per il clandestino, lo straniero in regola è venuto a testimoniare l’effettiva presenza del suo collega di lavoro sul cantiere e ha indicato anche gli orari in cui la persona lavorava, la causa l’abbiamo vinta e questa persona ha recuperato le sue spettanze. Per l’altro purtroppo, siccome non ci sono testimoni e lo straniero clandestino non può venire a testimoniare, perché rischia di essere fermato e rischia l’espulsione, stiamo attendendo che lo straniero privo di permesso di soggiorno si regolarizzi.
Questo solamente per dirvi quanto si può fare se circolano queste informazioni, quanto si può fare per queste persone per quanto riguarda il rapporto di lavoro. Una cosa di cui comunque noi ci siamo resi conto in questa attività è che per gli immigrati privi di permesso di soggiorno la cosa fondamentale è che nelle città in cui vivono si costituisca una rete, una rete di soggetti, di persone che li possano aiutare. Noi come “Avvocato di strada” abbiamo provato a fare questa esperienza, abbiamo provato a costruire una rete dal basso; tra l’altro noi collaboriamo col Sokos, che è un’associazione che si occupa di curare le persone; chi ha bisogno di un avvocato e vive in strada spesso ha anche bisogno di un medico e viceversa, ma ha anche altre necessità.
Ci sono tante associazioni, tutte le associazioni che sono qui, le associazioni che si sono presentate e che si presenteranno, che si occupano di stranieri e si occupano di immigrazione. La cosa importante – e credo che alla fine uno degli scopi di questa istruttoria pubblica sia anche quello – è che si costruisca una rete partendo dal basso tra tutte le realtà che si occupano di immigrazione, perché questa diventa una cosa davvero importantissima, sia per gli immigrati privi di permesso di soggiorno che per gli altri. Noi abbiamo provato a fare questa cosa, cioè costruire una rete partendo dal basso, per le persone senza dimora e il risultato è questo opuscoletto che verrà distribuito, che si chiama “Dove andare per”, realizzato con l’aiuto di alcune fondazioni e della Provincia di Bologna.
In questo opuscoletto c’è scritto, per le persone senza dimora – e quindi ovviamente anche per gli stranieri non in regola – dove andare per lavarsi, vestirsi, fare una doccia, trovare un medico, trovare un lavoro, trovare un avvocato, dormire, mangiare, cioè tutto quello che è utile, necessario, fondamentale per una persona che vive in strada. È un tascabile, lo distribuiamo in stazione, nei dormitori e nei luoghi dove ci sono anche gli immigrati privi di permesso di soggiorno, che ovviamente non possono sostare in stazione o nei dormitori.
Con questo libretto in tasca si può trovare tutto quello che vi dicevo; tra l’altro per ogni singolo centro o associazione o gruppo che dà qualcosa è indicato il nome dell’associazione, il luogo dove andare, l’orario di apertura, il numero dell’autobus che ci va, il numero di telefono e anche la e-mail, perché poi serve alla fine anche per gli operatori sociali che si occupano di un problema e magari devono dare un consiglio alla persona che arriva in quello sportello o in quella associazione.
Questa esperienza potrebbe essere replicata con particolare attenzione al problema dell’immigrazione e si potrebbe costituire partendo dal basso, cioè facendo semplicemente il censimento di tutte le associazioni che si occupano di immigrazione, scrivendo cosa fanno e che supporto possono dare e magari traducendo l’opuscolo in qualche lingua, perché ovviamente non tutti gli stranieri e soprattutto gli stranieri privi di permesso di soggiorno, parlano correntemente l’italiano.
Questa è una proposta che vi lancio (lascerò ad ognuno di voi questo opuscoletto) e forse potrebbe essere uno degli sbocchi di questa istruttoria pubblica. Grazie.
Antonio Mumolo