“Doveva “abolire la povertà. Invece, il reddito di cittadinanza taglia fuori i più poveri in assoluto: le persone che vivono in strada e che non hanno la residenza anagrafica. Si tratta di una discriminazione profonda e di una ingiustizia palese: abbiamo deciso di lanciare una petizione e chiedere al Governo di modificare la legge ed estendere anche alle persone che vivono in strada la possibilità di chiedere il reddito di cittadinanza e di intraprendere così un percorso che possa condurli ad un lavoro e ad una vita comune”. A darne notizia è Antonio Mumolo, presidente dell’Associazione Avvocato di strada Onlus che da oltre 20 anni lotta per l’affermazione dei diritti degli ultimi.
“In Italia – sottolinea Mumolo – vivono in strada più di 50.000 persone che sono DIVENTATE povere: sono padri separati, anziani con la pensione minima, donne sole con figli, giovani che non riescono a trovare un lavoro, piccoli imprenditori falliti, lavoratori licenziati. Nelle scorse settimane insieme alla FioPDS e altre organizzazioni che si occupano di persone senza dimora abbiamo proposto al Governo un emendamento al decreto per fare si che tutte queste persone non fossero tagliate fuori dal reddito di cittadinanza ma i nostri appelli sono rimasti inascoltati e lo scorso 28 marzo il decreto è diventato legge”.
“Siamo di fronte ad una insopportabile ingiustizia e non vogliamo arrenderci: chiediamo a tutti i cittadini che hanno a cuore i diritti delle persone più fragili di sostenerci e di firmare la petizione disponibile sulla piattaforma Buona Causa (https://buonacausa.org/cause/il-reddito-di-cittadinanza-anche-per-le-persone-senza). Vogliamo raccogliere almeno 10mila firme entro il 31/05/2019 – conclude Mumolo – e far sentire in maniera forte la nostra voce”.