CIE inefficacaci e disumani, serve accoglienza diffusa e responsabilità condivisa
Abbiamo conosciuto i CIE come luoghi disumani, in cui sono state recluse, per mesi, moltissime persone che non avevano commesso reati. Qualche anno fa ci eravamo battuti con forza per la loro chiusura, denunciando la violazione dei più elementari diritti umani.
Oggi sappiamo anche, con certezza, che i Cie si sono dimostrati inefficaci ed eccessivamente costosi.
Il rapporto CIE della Commissione diritti umani del Senato è chiaro e riporta quanto denunciato da anni dalle tante associazioni che con i migranti portano avanti un lavoro serio ed efficace; in quelle strutture è arrivata negli anni una percentuale minima (appena l’1,2%) degli stranieri irregolari presenti sul territorio, difficili da espellere anche perché i paesi di origine spesso rifiutano di accettare il ritorno dei soggetti davvero pericolosi.
I CIE finiscono quindi per essere una misura inutilmente punitiva per quei migranti per i quali sarebbe molto più semplice e meno oneroso pensare a un percorso di accoglienza (come per le badanti senza il permesso di soggiorno o i lavoratori a cui è scaduto il contratto e sono finiti nell’irregolarità).
Il piano del Governo per consentire di identificare ed eventualmente espellere le persone che arrivano sul nostro territorio, ove non avessero diritto a rimanervi, andrà valutato nel dettaglio; riteniamo però fin d’ora che si dovrebbero promuovere programmi di ritorno volontario assistito e progetti di reintegrazione per i migranti irregolari che non abbiano commesso reati.
Il punto più difficile su cui lavorare è quello degli accordi con i paesi di origine, unica via per garantire il rimpatrio a chi abbia commesso reati gravi. Per i migranti che hanno commesso reati comuni, il sistema di identificazione può essere attivato già durante il periodo di detenzione in carcere, in cooperazione con i Consolati dei paesi di origine, senza ulteriore soggiorno nei CIE a fine pena.
Le grandi strutture si sono rivelate inefficaci, costose e crudeli.
Quello che dobbiamo fare è puntare su un’accoglienza diffusa, come chiede anche il piano dell’ANCI, e su una responsabilità condivisa, la sola in grado di migliorare la nostra società e garantire la sicurezza a tutti.
Antonio Mumolo
Responsabile immigrazione PD Emilia-Romagna