Appello per cambiare il decreto lavoro: no all’aumento del precariato

Schermata 2014-04-02 alle 17.00.45“Il decreto lavoro del Governo contraddice alcuni principi cardine del jobs-act annunciato da Renzi: invece di ridurre le forme contrattuali, con la liberalizzazione del contratto a termine rafforza il precariato, provoca un ulteriore frammentazione dei contratti di lavoro e l’impoverimento del contenuto formativo dell’apprendistato, in violazione delle discipline dell’Unione europea”. Lo afferma Salvatore Tesoriero, coordinatore dell’area civatiana di Bologna, che con il prof. Luigi Mariucci ha preparato un appello che chiede modifiche strutturali al decreto lavoro del Governo.

“Con il nostro appello, firmato tra gli altri dal candidato alla segreteria regionale Antonio Mumolo e dai parlamentari Sandra Zampa e Sergio Lo Giudice, chiediamo al PD Bologna di convocare una apposita direzione provinciale nella quale si possa discutere del decreto lavoro. L’obiettivo – conclude Tesoriero – è ottenere l’impegno da parte del partito bolognese a sostenere le istanze di modifica del decreto”.

Appello per cambiare il decreto lavoro

Il Jobs Act annunciato da Renzi nel gennaio 2014 prevedeva la “riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile” e  “un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”.

Con il decreto lavoro si fa il contrario. Si incentivano oltre misura il lavoro a termine e il lavoro interinale, prevedendo ben otto proroghe senza giustificazione fino a  tre anni, senza alcun vincolo alla assunzione definitiva. Si impoverisce di contenuti formativi l’apprendistato, eliminando anche qui ogni vincolo alla assunzione definitiva.

In questo modo non si contrasta ma si rafforza la precarietà. Si contraddicono le direttive della Unione Europea. Non si favoriscono affatto le imprese virtuose, quelle che investono sulla qualità del lavoro e della produzione, ma si premiano i comportamenti abusivi tipici di quelle pratiche aziendali che fondano la cattiva gestione delle risorse umane sul reiterato ricatto occupazionale. Si aggiunga che già ora il contratto a termine costituisce il 70% delle assunzioni: quel dato prevedibilmente crescerà in virtù delle proroghe frazionate per mesi, e magari verrà spacciato come successo della “sperimentazione” la ulteriore cannibalizzazione delle forme corrette di assunzione.

Perciò il decreto è tutt’altro che “intoccabile”. Va invece cambiato radicalmente.  Chiediamo che lo faccia anzitutto il governo, ancora prima dell’esame parlamentare. Non basta una mediazione al ribasso che si limiti a ridurre il numero delle proroghe. Va cambiata la struttura del provvedimento. Il contratto a termine senza una giustificazione obiettiva è di per sé una anomalia: questa può essere prevista solo per casi specifici (ad esempio le microaziende) e solo se la mancanza di una giustificazione causale è collegata a un congruo termine minimo di durata. Le proroghe, in numero limitato, vanno ammesse agganciandole a un obbligo di motivazione delle cause che impediscono l’assunzione definitiva. Al tempo stesso vanno rafforzati il diritto di precedenza del lavoratore a termine rispetto a successive assunzioni a tempo indeterminato e l’incentivazione fiscale e contributiva  della stabilizzazione. Inoltre vanno introdotti efficaci controlli dei servizi pubblici per impedire che la reiterazione del termine sia adottata come pratica sistematica a fini di pura elusione della legge. Nell’apprendistato vanno ripristinati l’obbligo della formazione trasversale e i vincoli alla assunzione definitiva di una percentuale di apprendisti come condizione di nuove assunzioni, salvo motivazione.

Solo a queste condizioni il decreto potrà essere convertito in Parlamento senza contraddire in partenza il progetto di razionalizzazione e riunificazione del mercato del lavoro annunciato dal disegno di legge delega.

Il tutto nella consapevolezza che non saranno comunque le regole sui contratti a creare nuova e buona occupazione, fino a quando non si prenderanno misure incisive per rianimare la domanda interna e riavviare un ciclo di crescita compatibile.

Bologna, 2 aprile 2014

Luigi Mariucci – Salvatore Tesoriero –  Sandra Zampa –  Sergio Lo Giudice –  Antonio Mumolo – Teresa Marzocchi – Elly Schlein –  Alessandro Galatioto – Sonia Camprini – Paolo Serra – Sonia Camprini – Tiziana Gentili – Monia Negusini – Emanuela Torchi 

02.04.14 Parma. Il partito dei beni comuni – Incontro con Antonio Mumolo

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Mercoledì 2 aprile @ Circolo Pd Parma Centro [Via Saffi 19 – Parma]

Incontro con Antonio Mumolo, candidato alla segreteria regionale del Partito Democratico Emilia-Romagna.

Consigliere regionale e avvocato di strada, Antonio Mumulo vuole costruire una proposta di rinnovamento a partire dal confronto e dalle proposte degli iscritti e degli elettori di tutti i territori della regione.

Evento Facebook
https://www.facebook.com/events/733337473377346/

21.10.13 Con Raffele Donini al Circolo PD della Bolognina

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21 ottobre 2013 @ 20:30 – 23:00
Circolo PD Bolognina Centro, piazza dell’Unità, 4, Bologna.

Raffaele Donini, in vista del Congresso, incontra gli iscritti del Quartiere Navile.

Presiede: Daniele Ara

Intervengono, tra gli altri: Rita Ghedini, Sergio Lo Giudice, Antonio Mumolo, Antonio Monachetti, Monia Negusini

Casadei e Mumolo: “No netto ad un governissimo PD PDL. Serve un congresso straordinario”

pd“Siamo contrari alla strategia complessiva che il Partito Democratico ha tenuto nel percorso di scelta del Presidente della Repubblica ed esprimiamo la nostra indignazione per i 101 “grandi elettori” del PD che non hanno votato Prodi senza esprimere la propria opinione durante la riunione dei gruppi e che hanno preferito colpire a freddo dietro la segretezza del voto”. Così i consiglieri regionali PD Thomas Casadei e Antonio Mumolo.

“Non è possibile aspettare – proseguono i consiglieri – e chiediamo che vengano immediatamente avviate le procedure per un Congresso straordinario per discutere in maniera ampia e profonda del futuro del PD: un partito che potrà rinascere se e solo se sarà capace di adottare metodi di consultazione costanti dei propri iscritti ed elettori e medesime regole e stili di condotta in tutto il Paese, a partire da una solida visione etica dell’agire politico”.

“Ribadiamo la nostra netta contrarietà ad una alleanza politica con Berlusconi, la Lega e Scelta Civica, e chiediamo che venga urgentemente convocata l’Assemblea Nazionale del Partito perché i suoi componenti possano esprimersi sul futuro governo. Il governo, a questo punto legato al modo in cui si è scelta la rielezione di Napolitano, dovrebbe essere composto da ministri che non siano eletti o dirigenti di partiti politici. Tale governo potrà avere esclusivamente una missione breve e di scopo, al fine di varare pochi provvedimenti urgenti – sottoposti alla discussione e al vaglio dell’intero Parlamento – a cominciare dalla legge elettorale. Dopo questa breve fase – concludono Casadei e Mumolo – nuove elezioni rappresentano una necessità al fine di riportare chiarezza ed efficacia in un quadro politico frantumato dalle recenti elezioni e vicende di questi ultimi giorni. Nuove elezioni che
dovrebbero riportare al centro una dimensione effettivamente parlamentare della nostra democrazia”.