A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico la Regione Emilia-Romagna ha deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale contro la manovra finanziaria che impone la creazione di istituti scolastici comprensivi costituiti da un numero minimo di mille alunni, cinquecento nelle scuole di montagna. Il consigliere regionale Antonio Mumolo si schiera fermamente dalla parte della Regione.

“Il Governo – afferma Mumolo – prosegue nella propria opera di smantellamento della scuola pubblica. La scuola è un servizio primario per le famiglie che abitano in territori già svantaggiati come quelli del nostro Appennino: se le scuole vengono cancellate e accorpate le famiglie se ne dovranno andare via, con evidenti, per tutti tranne che per il Governo, danni al territorio.”

“Secondo l’intepretazione della Regione, confortata dalla sentenza n. 13 del 2004 della Corte Costituzionale, allo Stato spetta l’emanazione delle norme di principio in merito all’organizzazione scolastica. Successivamente sono le Regioni, che possono agire di concerto con le comunità locali, a decidere le disposizioni di dettaglio. Da anni – conclude Mumolo – il Governo non presta orecchio alle richieste e alle proteste che arrivano dagli amministratori locali, dai cittadini e dal mondo dell’associazionismo. Ormai per difendere i diritti, in questo caso il diritto allo studio, contro le politiche di questo governo bisogna rivolgersi a dei giudici, ed in particolare a coloro che controllano il rispetto della nostra legge fondamentale, la Costituzione: la scelta del ricorso fatta dalla Regione appare inevitabile e l’unico modo per evitare un colpo definitivo alla scuola pubblica.”