Il 6 febbraio prossimo ricorre la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, una pratica che coinvolge 130 milioni di donne e due milioni di bambine ogni anno ed è diffusa, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), in 27 Paesi africani ed in alcuni Paesi dell’Asia (India, Indonesia e Malaysia) e del Medio oriente (Yemen, Kurdistan iracheno, Arabia Saudita). In Emilia-Romagna pare che vivano oltre 4200 donne vittime di questo fenomeno.

Ne dà notizia un’interrogazione sottoscritta da Antonio Mumolo e altri consiglieri regionali di entrambi gli schieramenti, in cui si evidenzia che la pratica delle mutilazioni genitali “non ha alcun fondamento di ordine religioso” e che “i flussi migratori hanno portato il fenomeno in aree che, fino a pochi anni fa, non ne conoscevano la diffusione, come l’Europa ed il Nord America”.

In Italia, – si legge ancora nell’interrogazione – secondo l’Istat, sono circa 35.000 le donne e le bambine emigrate che sarebbero vittime ogni anno di mutilazioni genitali, mentre sarebbero mille le bambine e le adolescenti con meno di 17 anni che “sono vittime potenziali di questa pratica”.

L’Emilia-Romagna, inoltre, è – secondo i firmatari – al terzo posto tra le regioni italiane per immigrazione di donne provenienti da Paesi in cui è praticata la mutilazione genitale (13% del totale), per cui
nel nostro territorio vivrebbero 4.245 donne vittime di questo fenomeno e sarebbero 148 le bambine e le giovani su cui potrebbe essere potenzialmente effettuata la mutilazione, vietata dall’Unione Europea nel 2001 e dall’Italia con la legge 7/2006, in cui si prevedono “pene severe per chi autorizza” e pratica le mutilazioni, riconoscendole come “una violazione del diritto delle donne ad essere donne” ed “il loro diritto alla salute ed alla protezione”.

Considerando, quindi, che occorrono impegni più concreti per prevenire e contrastare questa pratica, i consiglieri chiedono alla Giunta regionale se siano disponibili i dati aggiornati sull’incidenza del fenomeno nella regione Emilia-Romagna, se attraverso i consultori o le strutture sanitarie siano previste azioni di rilevazione e di che tipo siano, se nei consultori sia disponibile personale formato ad affrontare queste problematiche, se nel territorio regionale vi siano strutture di supporto ed accoglienza alle donne che hanno subito la mutilazione o sono potenziali vittime di questa pratica ed infine quali siano le strategie per il contrasto, la prevenzione e l’informazione previste dalla Regione su questo tema.

Hanno firmato l’interrogazione: Rita Moriconi, Marco Monari (pd), Matteo Riva (idv), Roberta Mori, Roberto Piva (pd), Gabriella Meo (sel-verdi), Monica Donini (fed sin), Gabriele Ferrari (pd), Marco Lombardi (pdl), Damiano Zoffoli, Daniela Montani, Antonio Mumolo, Roberto Montanari, Tiziano Alessandrini, Luciano Vecchi, Thomas Casadei, Paola Marani (pd), Liana Barbati (idv), Anna Pariani, Palma Costi, Marco Carini e Mario Mazzotti (pd).