Sabato 3 marzo 2007 Il Domani di Bologna ha pubblicato un articolo dell’Avv.Antonio Mumolo, Coordinatore della Consulta Giuridica della Federconsumatori di Bologna, in cui viene raccontata la vicenda di un giovane bolognese difeso dalla Federconsumatori.

L’articolo

Circa 7 anni addietro un giovane bolognese, come molti altri sfortunati ragazzi, veniva fermato per strada da due persone che gli chiedevano di rilasciare un’intervista in merito all’importanza delle lingue.

Il giovane, che chiameremo sig. M, rispondeva alle domande e, alla fine, gli veniva chiesto di sottoscrivere dei moduli che avrebbero attestato che l’intervista era effettivamente avvenuta, così che gli intervistatori avrebbero potuto chiedere al loro datore di lavoro il compenso per l’attività svolta.

In realtà, il sig. M. sottoscriveva, senza accorgersene, un contratto; dopo qualche mese arrivava una richiesta di pagamento.

M. si rivolgeva alla Federconsumatori e, a mezzo lettera, esercitava il diritto di recesso. In tale lettera si ricordava anche alla controparte che una eventuale causa doveva essere radicata presso il foro di residenza del consumatore.

Infatti, secondo la legge, le cause contro i consumatori si devono svolgere nel luogo di residenza del consumatore, proprio per agevolare quest’ultimo nel suo diritto di difesa.
Nonostante ciò, a volte capita che aziende molto poco serie, assistite da avvocati che si prestano ad agire scorrettamente, propongano le cause davanti a giudici lontanissimi dalla residenza del consumatore; lo scopo è quello di costringere il consumatore a pagare – anche somme non dovute – per non dover sopportare le enormi spese di un processo che si svolge lontano dal luogo in cui egli vive.

Il consumatore, infatti, che dovesse essere costretto ad adire o a difendersi dinnanzi un giudice appartenente ad un foro differente dal luogo in cui egli risiede o ha il domicilio, sarebbe costretto a sopportare spese notevolmente superiori al valore della controversia, rendendo in tal modo antieconomica la scelta di rivolgersi al giudice o di difendersi per la tutela dei propri diritti.

M., come si diceva, è un cittadino bolognese, ma è stato citato davanti al Giudice di Pace di un paese in Abruzzo (!), che non c’entra assolutamente nulla né con lui né con l’azienda che gli ha fatto sottoscrivere – in maniera truffaldina – il contratto.

L’avvocato di questa azienda ha depositato cento cause nei confronti di altrettanti consumatori emiliani, tutti fermati per strada, tutti truffati e tutti residenti in città molto lontane dall’Abruzzo.
M. non ha accettato di pagare somme non dovute e, con l’aiuto della Federconsumatori, si sta difendendo davanti al Giudice.

In casi analoghi, i Giudici hanno sempre dichiarato la propria incompetenza territoriale, condannando la controparte al pagamento delle spese processuali, e condannando anche le società al risarcimento dei danni per lite temeraria e per aver utilizzato il processo “per fini estranei alla sua funzione, nella consapevolezza di agire slealmente”.

Poiché nel nostro caso è anche l’avvocato ad agire slealmente, la Federconsumatori di Bologna ha provveduto a denunciarlo al Consiglio dell’Ordine di appartenenza e per conoscenza al Presidente del Tribunale ed al Ministro della Giustizia.

Infatti un comportamento del genere e le sue evidenti finalità gettano discredito sulla intera classe forense, alimentando nell’immaginario collettivo e negli stessi magistrati, l’idea che l’avvocato sia un “azzeccagarbugli” disposto ad adottare ogni mezzo pur di raggiungere il suo scopo.

In un caso identico a quello oggi descritto (relativo al radicamento di più atti davanti ad un Giudice che si sapeva essere incompetente), il Consiglio dell’Ordine di Roma, dietro esposto della Federconsumatori, ha sospeso per 6 mesi un avvocato dall’esercizio della professione.

Ci auguriamo che il Consiglio dell’Ordine di questa cittadina in Abruzzo non sia da meno.

Avv. Antonio Mumolo
Coordinatore della Consulta Giuridica della Federconsumatori di Bologna

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