Class action contro i ritardi generalizzati dei procedimenti di rilascio del permesso di soggiorno CE. Il TAR del Lazio ha accolto il ricorso che ho presentato insieme a colleghi di CGIL e Federconsumatori e ha ordinato al Ministero dell’interno di individuare entro un anno i rimedi per concludere i procedimenti entro 90 giorni. Una vittoria per tanti cittadini stranieri che hanno potuto far sentire la propria voce.

COMUNICATO STAMPA CGIL, INCA, FEDERCONSUMATORI
Immigrazione: il Tar del lazio accoglie il ricorso collettivo promosso da Cgil, Inca e Federconsumatori

Finalmente una sentenza che censura i ritardi cronici della pubblica amministrazione nel rilascio dei permessi di soggiorno CE di lungo periodo. Nonostante i limiti della legge sulla class action, il Tar del Lazio accoglie le istanze di tanti immigrati. E’ questo il commento a caldo di Cgil, Inca e Federconsumatori alla sentenza del Tar del Lazio del 9 settembre scorso che ha imposto al Ministero dell’Interno l’obbligo di garantire agli immigrati richiedenti, entro 90 giorni, così come prevede la legge, di concludere la procedura di riconoscimento del titolo di soggiorno.

Nell’esprimere soddisfazione per l’accoglimento della class action da loro stessi promossa, Cgil, Inca e Federconsumatori richiamano, in particolare,  il passaggio della sentenza, laddove  impone al Ministero dell’Interno un anno  di tempo per porre rimedio a quello che il Tribunale amministrativo del Lazio definisce una “generalizzata violazione dei termini di conclusione del procedimento di rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo”, di cui all’art. 9 del Testo Unico  sull’immigrazione.

“Ora non ci sono più alibi ai ritardi. – chiariscono i promotori della class action – La sentenza obbliga l’amministrazione pubblica ad adottare gli opportuni provvedimenti, nei limiti delle risorse strumentali, finanziarie ed umane già assegnate in via ordinaria e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.

Si tratta di un primo significativo risultato – affermano Cgil, Inca e Federconsumatori – che certamente non risolve del tutto le tante difficili situazioni in cui sono costrette le persone straniere presenti in Italia. Resta irrisolto, per esempio, il problema di come le questure nei territori agiscano in modo disomogeneo  e discrezionale rispetto alle richieste dei nuovi cittadini. Una eterogeneità che, a volte, da luogo a veri e propri atti discriminatori intollerabili. Su questo specifico punto – osservano i promotori dell’iniziativa legale – il Tar non ha ritenuto di potersi pronunciare, considerandolo un elemento su cui deve intervenire il legislatore.

“Una puntualizzazione che sarebbe auspicabile venisse raccolta dal Parlamento – aggiungono Cgil, Inca e Federconsumatori – per rendere più chiare le norme in materia di immigrazione garantendo, con una uniformità di comportamento delle prefetture, il diritto di stare in Italia ai tanti immigrati che vivono e lavorano nel nostro Paese”.

Cgil, Inca e Federconsumatori  ricordano, infine, che attendono con fiducia un’altra sentenza del Tar sui ritardi nel riconoscimento del diritto di cittadinanza, con l’auspicio che possano essere accolte le istanze dei tanti cittadini stranieri.    

La sentenza del TAR (PDF)