Il consigliere regionale PD Antonio Mumolo e Desi Bruno, Garante regionale per le persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale, hanno visitato la Casa circondariale di Reggio Emilia e l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia.

La relazione sulla visita

Solo dal 2011 la Casa circondariale di Reggio Emilia e l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario sono finalmente sotto un’unica direzione, quella di Paolo Madonna, che sta cercando di portare a regime due realtà finora distinte per gestione del personale, spazi, ecc., benché a pochi metri una dall’altra.

Complessivamente le persone presenti sono 533: 322 detenuti in Casa circondariale (308 uomini e 14 donne in alta sicurezza) e 211 in OPG.

Molto alto il sovraffollamento, soprattutto alla Casa circondariale, che ha capienza regolamentare di 132 persone, ma significativo anche quello dell’OPG, che dovrebbe chiudere, secondo quanto prevede la Legge 9/2012, entro il 31 marzo 2013, con il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari e la collocazione degli internati in strutture sanitarie. A quel punto la struttura, che è penitenziaria, potrebbe risolvere il problema del sovraffollamento della Casa circondariale, che adesso vede 3 persone detenute per cella (letti a castello in celle che dovrebbero essere singole).

Qualche altro dato. La Casa circondariale contiene 186 “definitivi”, di cui 2 in regime di semilibertà, il 70% stranieri. Quanto alle presenze nell’OPG, 205 sono i detenuti presenti fisicamente in istituto, di cui 35 nel reparto “Centauro”, 6 i detenuti in licenza temporanea, 62 quelli usciti in licenza finale sperimentale.

Appare pressante il problema del rifacimento del coperto e delle docce di tutto l’istituto, letteralmente verdi per la muffa: lavori che potrebbero essere svolti in economia con la squadra di manutenzione interna e con il lavoro dei detenuti, che appare in grado di dare un buon contributo alla manutenzione ordinaria e straordinaria dell’istituto.

La formazione dei detenuti prevede un corso per orto-florovivaisti per circa 10 persone, a cui seguono tirocini lavorativi con fondi regionali co-finanziati dal Comune. Il progetto della direzione è di riproporre l’orto-florovivaistica già sperimentata con successo a Modena, e in questo modo dare lavoro a più detenuti.

Nel 2011 sono stati 7 i detenuti in tirocinio lavorativo; fattiva la collaborazione con il Comune di Reggio Emilia e il Centro per l’impiego. Attualmente ci sono 18 art.21 tra lavoranti esterni e interni e 2 in semiliberi.

Le attività sanitarie sono garantite da 2 psicologi per i nuovi giunti e per il SERT, 2 psichiatri per 12 ore settimanali e le specialistiche di infettivo logo, cardiologo, dermatologo, odontoiatra, oculista, ginecolo e indagini radiologiche con apparecchiatura appropriata all’interno. Sono organizzati incontri con i detenuti per l’informazione sui rischi epidemiologici e di medicina preventiva di base.

La struttura dell’OPG, rispetto alla visita della Commissione parlamentare guidata dal senatore Marino, appare più pulita, i locali sono stati da poco tinteggiati, delle 5 sezioni 4 sono aperte di giorno e solo una (la “Centauro”) è chiusa e vigilata dal personale di polizia penitenziaria. Nelle altre c’è solo personale sanitario della AUSL, che decide chi, per ragioni di pericolosità per sé e per gli altri, deve andare nel reparto vigilato, con possibilità di spostarsi in altra sezione qualora il personale sanitario valuti diversamente il quadro clinico e comportamentale. Non ci sono contenzioni in atto. Un intero piano è dedicato ad attività didattiche e ricreative.

Gran parte degli internati proviene da altre regioni, solo 32 risiedono in Emilia Romagna, resta aperto il problema di coloro che non hanno più una residenza. Solo per coloro che risultano ancora socialmente pericolosi, residuerà la vigilanza esterna della polizia penitenziaria, salva diversa collocazione in caso di cessata pericolosità.

Le regioni più rappresentate come provenienza sono: 47 dal Veneto, 32 dalla Lombardia, l’Emilia Romagna con 32, il Piemonte con 16, le Marche con 15, il Trentino Alto Adige con 12, i senza fissa dimora sono 22.

Dal referente della sanità all’OPG sono venute importanti considerazioni e preoccupazioni per il futuro degli internati: appare fondamentale che le nuove strutture siano a dimensione di paziente, con personale formato e di lunga esperienza, spazi verdi e possibilità di lavoro soprattutto all’aperto.

Per quanto riguarda il personale gli educatori assegnati sono 4 (di cui uno part time) sia nella Casa circondariale che nell’OPG.

Il personale di polizia penitenziaria risulta essere insufficiente, il numero idoneo di agenti da assegnare, per la direzione, potrebbe essere di venti agenti.