Il quotidiano on line “Estense” dedica un articolo al dibattito sulla legalità organizzato dal PD Ferrara e che ha visto la partecipazione del consigliere regionale PD Antonio Mumolo.

Nella foto, da sinistra: Marcella Zappaterra, Antonio Mumolo, Pier Luigi Guerrini e Rita Reali

 

L’articolo tratto dal sito www.estense.com

Alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione di Paolo Borsellino, Rosso di Sera, la festa del Pd alla Rivana, ha proposto un dibattito sul tema ‘Legalità e lotta alle mafie in Emilia Romagna’.

Il primo intervento è stato quello del consigliere regionale Pd Antonio Mumolo, promotore della legge ‘Misure per l’attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso’. Come ci si è arrivati? “Il tema in Emilia Romagna è poco trattato – ha premesso –, però è presente nel programma di Errani, perché rischiamo di passare dal radicamento all’infiltrazione. Il fatto è che siamo una regione ricca, adatta per ripulire il denaro sporco: parlano di noi come della Gomorra del nord, siamo quarti per beni confiscati alla mafia”. A questo punto, Mumolo ha ricordato al pubblico un dato che forse pochi conoscevano: “Il 5% dei commercianti in Regione paga il pizzo, lo avreste mai detto?”. E, venendo alla nostra città, “ci sono bische, ancora attive, gestite in passato da Riina e dalla famiglia Gambino”.

“La mafia – ha paragonato quindi Mumolo – è come una goccia d’inchiostro su carta assorbente: le imprese mafiose vincono gli appalti grazie al massimo ribasso, quelle oneste licenziano e chiudono”. La goccia si espande, insomma, “e proprio perché la nostra Regione non sia una carta assorbente abbiamo proposto questa legge: il consiglio ha ascoltato tutti gli esperti e studiato le buone prassi”. Qui c’è stato spazio per un po’ di polemica partitica: “L’unico gruppo che non ha votato a favore è stato quello leghista. Se incontrate qualche militante, ricordateglielo”.

Al dibattito ha partecipato anche la presidente della Provincia, che ha centrato il suo intervento sul protocollo firmato nel gennaio scorso con tutti i Comuni del territorio, le associazioni di categoria e la Prefettura. “Molte delle nostre gare – ha spiegato Zappaterra – hanno un importo inferiore alla soglia dalla quale scattano i controlli di legge, ma noi vogliamo che, a prescindere dalle dimensioni, siano fatte tutte le verifiche. Il protocollo – ha proseguito – permette di non procedere con la stipula se, dopo l’aggiudicazione, dai controlli risulta che il soggetto non ha un pedigree tale da farci stare tranquilli. Possiamo chiedere ulteriori verifiche anche dopo la stipula, e se necessario fermare lavori già partiti”.

E a proposito della polemica con la Lega Nord: “In consiglio provinciale ha presentato un ordine del giorno per incalzarci a fare di più su questo versante, però intanto in Regione non ha votato la legge. Quando si dice predicare bene e razzolare male…”. Allargandosi a considerazioni più generali, la presidente ha accennato al tema dell’Idrovia: “I 140 milioni ci sono, e anche grazie al Protocollo stiamo più tranquilli. Noi vogliamo colmare il gap del nostro territorio rispetto alle altre province, ma lo sviluppo dev’essere sostenibili in tutti i sensi”.

Rita Reali, già sindaco di Migliarino nonché responsabile Giustizia e Legalità del Pd ferrarese, ha spiegato i contenuti del manifesto antimafia approvato dal partito nel febbraio scorso, e che andrebbe in direzione del tutto opposta rispetto a quella del Governo. “Il nostro documento – ha introdotto – propone diverse azioni, a cominciare dagli investimenti sul Sud, anziché tagliare i fondi come ha fatto il Governo per pagare le promesse elettorali. Poi, chiede di contrastare il riciclaggio, mentre Berlusconi ha fatto lo scudo fiscale, regalando così un lasciapassare per portare capitali riciclati in Italia. Dev’essere poi creata – chiede ancora il documento – un’unica stazione per controllare tutti gli appalti nelle zone a rischio”.

Un accento forte è posto sulla cultura della legalità, che va coltivata nelle scuole, e sulla “restituzione alla socialità dei beni sottratti alla mafia”. Ancora: “Qualsiasi eletto condannato in primo grado per reati di mafia deve decadere, e il voto di scambio va punito non solo quando lo si cede per denaro, ma anche in cambio di varianti al piano regolatore o autorizzazioni a svolgere attività produttive”. Dev’essere poi prevista la possibilità di sciogliere anche gli uffici tecnici dei Comuni, oltre che i consigli.

Il secondo intervento di Mumolo ha concluso la serata. Il consigliere ha ricordato che quando parliamo di ‘cultura della legalità’ non intendiamo qualcosa di astratto: “A Duisburg, in Germania, dopo la strage del 2007 nell’ambito di un regolamento di conti tra ‘ndrine, c’era la fila davanti alla stazione di polizia per testimoniare. Questa è cultura della legalità”. Venendo a qualche aspetto specifico della legge da lui proposta, sono previsti un osservatorio regionale che incroci i dati di vari enti (Catasto, Inps, …) per verificare quelle situazioni in cui, ad esempio, un disoccupato compra una grande villa, nonché l’accelerazione delle procedure per assegnare i beni sottratti alla criminalità.