Antonio Mumolo è intervenuto nella seduta del 28 novembre 2006 del Consiglio Comunale di Bologna per raccontare la vicenda di un utente di un dormitorio pubblico di Bologna che inutilmente aveva chiesto di ottenere la residenza anagrafica presso il dormitorio, non vedendosi riconosciuto un diritto garantito dalla Costituzione

L’intervento

Grazie, Presidente.
Ho chiesto di intervenire per raccontare ai Consiglieri e alla Giunta una vicenda che è accaduta oggi. Un cittadino italiano senza fissa dimora, affetto da gravi patologie, che vive da sei mesi nel dormitorio di via Lombardia, ha chiesto, come suo diritto, la residenza nel Comune di Bologna.

Questa persona, aiutata dalla Caritas, che lo segue per tutte le problematiche che ha in questo momento, ha richiesto la residenza la settimana scorsa presso un Ufficio Anagrafe di Quartiere; tra l’altro ha richiesto la residenza anche perché, come voi sapete, la residenza è assolutamente necessaria per poter ottenere l’assistenza del Servizio Sanitario Nazionale e anche per potere richiedere e ottenere una pensione.

Ha effettuato la richiesta in quanto così come prevede l’attuale normativa in vigore; in particolare il decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989 numero 223, all’articolo 3 dice che “per persone residenti nel Comune si intendono quelle aventi la propria dimora abituale nel Comune”.

Quindi tutte le persone che vivono in un Comune hanno diritto ad ottenere la residenza, che è un diritto soggettivo, non è qualcosa di discrezionale che l’Amministrazione può concedere o non concedere.
Allo sportello dell’Ufficio Anagrafe gli hanno chiesto se aveva una sorta di nullaosta dal responsabile della convivenza. A parte il fatto che una persona che vive nei dormitori (e questa persona in particolare), non sa neanche che esiste un responsabile della residenza o della convivenza e, se questo responsabile esiste, certo non si è mai presentato; a parte questo, ripeto che la residenza è un diritto soggettivo e non è sottoposto a condizioni o limiti.

Questo è stato fatto presente all’Ufficio Anagrafe inutilmente, e poi è successo che la volontaria della Caritas che accompagnava l’utente mi ha convocato per potere aiutare questa persona a risolvere il suo problema.

Come dicevo, la normativa vigente non stabilisce che la concessione della residenza sia qualcosa di discrezionale, ma che è un diritto soggettivo, non sottoposto a valutazione di terzi ed è un diritto che tra l’altro è necessario e fondamentale perché solo con la residenza si può accedere ad una serie di altri diritti; per esempio il diritto all’assistenza sanitaria (e senza residenza si ha diritto solo alle prestazioni di pronto soccorso), il diritto a poter trovare un lavoro (e senza la residenza non si può trovare un lavoro né autonomo né subordinato), il diritto a ottenere una pensione (e senza la residenza non è possibile farlo), il diritto a ottenere il gratuito patrocinio se si ha necessità di radicare una causa (e senza residenza non è possibile ottenere il gratuito patrocinio)…
Insomma questa residenza in sostanza non è stata concessa.

Questa persona è tornata oggi all’Ufficio Anagrafe, accompagnato dalla Caritas e da me, e l’Ufficio gli ha chiesto quest’oggi di sottoscrivere un modulo, modulo che ho qui con me, che ho anche dato come allegato rispetto alla mia domanda, in cui l’utente avrebbe dovuto dichiarare di richiedere al responsabile della convivenza la dichiarazione anagrafica relativa alla sua posizione.

Siccome questa è una richiesta che, almeno a me, pare illegittima, ho consigliato al residente nel dormitorio di non sottoscrivere questa dichiarazione e siamo stati ricevuti alla fine dal responsabile dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Bologna, che colgo l’occasione per ringraziare perché ha preso a cuore la questione.
Abbiamo riguardato assieme tutta quanta la questione e alla fine il dirigente ha accettato che la persona che vive nel dormitorio potesse fare la sua domanda senza sottoscrivere quella dichiarazione.

Fermo restando che si è conclusa bene una questione oggi, non è che ogni volta che una persona chiede la residenza in questo Comune debba fare tutti questi giri.
Io credo che la questione sia già stata ampiamente risolta e tra l’altro c’è stato anche un Giudice che quattro anni fa, a Bologna, con altra Amministrazione, ha stabilito che c’è il diritto delle persone senza fissa dimora a ottenere la residenza nei dormitori, senza chiedere il permesso a qualche responsabile di convivenza.
A questo punto io comunque credo che sia opportuno, e lo dico oggi, che si stabilisca una modalità univoca per richiedere la residenza per tutte le persone che vivono a Bologna nei dormitori.

Quindi ho fatto questo intervento per rendere edotti il Consiglio comunale, i Consiglieri e coloro che sono interessati a quello che purtroppo sta accadendo; chiederò domani stesso che le Commissioni competenti – credo siano la Prima e la Quinta – si riuniscano congiuntamente per esaminare finalmente questo problema e decidere una modalità univoca per poter richiedere e ottenere la residenza per le persone che vivono nei dormitori a Bologna. Grazie.

Antonio Mumolo