Antonio Mumolo è intervenuto nella prima seduta del Consiglio Comunale di Bologna del 17 ottobre 2005 per parlare dellaGiornata mondiale Onlu della lotta alla miseria.

Intervento di prima seduta nel Consiglio Comunale del 17.10.2005

Da ormai 16 anni il 17 ottobre si celebra la Giornata mondiale della lotta alla miseria.
Il 17 ottobre 1987 davanti a 100 mila persone padre Joseph Wresinski ha inaugurato una lapide in commemorazione di tutte le vittime della miseria: a Parigi, sul «sagrato delle libertà e dei diritti dell’uomo», al Trocadero, è nata una tradizione, riconosciuta ufficialmente anche dalle Nazioni Unite nel 1992.

Una ricorrenza che in questi anni sta acquistando un’importanza e una rilevanza sempre maggiore. Chi si occupa di esclusione sociale deve affrontare ormai quotidianamente i problemi di persone che solo cinque o dieci anni fa sarebbe stato impensabile potessero finire nella popolazione a forte rischio di esclusione sociale.

Single e famiglie, giovani e anziani, professionisti, lavoratori e pensionati, cittadini italiani e non, malati o sani: oggi chiunque corre il rischio di farsi travolgere dai ritmi di una società che non è più disposta ad aspettare nessuno e di finire in strada.
I dati che arrivano dai sondaggi di settore sono sbalorditivi. Secondo Eurostat oggi il 13,2% della popolazione italiana vive in condizioni di povertà relativa, mentre in Europa sono 72 milioni i cittadini a rischio di povertà. Intanto i sistemi di welfare dei vari paesi occidentali vengono lentamente sgretolati da una lenta ma ineluttabile erosione, e sempre meno risorse vengono riservate al mondo del volontariato e dell’associazionismo.

Io penso che la lotta alla povertà oggi debba essere messa al centro del dibattito istituzionale, e che i problemi che da essa derivano debbano essere risolti con risposte adeguate. I problemi sociali vanno trattati in quanto tali, e non possono essere risolti con falsi strumenti, con la militarizzazione della società o magari allontanando i poveri dal centro storico per renderli meno visibili, come è accaduto qualche anno fa in questa città.
Ogni anno il 17 ottobre è la data più importante per tutte le organizzazioni che si occupano di persone senza fissa dimora e di esclusione sociale, e in tutte le città del mondo si tengono iniziative e manifestazioni che rendono maggiormente visibili problemi che generalmente vengono nascosti dietro un velo di ipocrisia e di assistenzialismo. In Italia, ormai da molti anni, in questa stessa data si tiene lo SleepOut, la Notte dei senza fissa dimora. Lo Sleep Out, iniziativa cui partecipano addetti ai lavori, volontari, senza fissa dimora e tutti coloro che ne hanno voglia, culmina con una notte passata sotto le stelle, per provare direttamente cosa significa vivere in strada.

La Notte dei senza dimora non si pone l’obiettivo di eliminare la povertà, ma può essere un’occasione per informare, denunciare, avvicinare e condividere.

Sulle persone che vivono in strada circolano stereotipi che negli ultimi anni stanno diventando sempre più falsi; anche per questo durante lo SleepOut vengono distribuiti materiali e dati aggiornati sull’esclusione sociale. Dormire in strada, o semplicemente condividere un pasto con chi vive tutto l’anno il proprio disagio può servire a mettere in comunicazione mondi diversi, e a far crollare i luoghi comuni.

A Bologna questa sera lo SleepOut si terrà in Via Libia 69, presso la sede dell’Associazione Amici di Piazza Grande Onlus. A partire dalle 20 verranno distribuiti gratuitamente cibi ed abiti a tutti coloro che ne faranno richiesta. Tutti gli interessati sono invitati a partecipare.
Chi vi parla lo farà.

Vorrei concludere il mio intervento con le richieste che la FIO.psd, Federazione Italiana degli Organismi per le persone senza fissa dimora, fa quest’anno in occasione del 17 ottobre. La FIOpsd chiede:

– all’Unione Europea di farsi carico con forza del problema sociale della povertà all’interno della nuova strategia di Lisbona, affinché non si generi una cultura solo economica della crescita, del lavoro e della competitività, ma si tenga presente che la sostenibilità dello sviluppo europeo è legata indissolubilmente alla capacità del suo modello sociale di essere pienamente inclusivo verso tutti i cittadini.

– al Governo Italiano di dare piena attuazione alla legge 328 del 2000, in particolare:
-garantendo il finanziamento del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali al momento indebitamente privato anche del 50% risorse già stanziate lo scorso anno;
-definendo entro fine legislatura i livelli essenziali di assistenza sociale, specie nella parte riguardante i servizi territoriali per le persone senza dimora ed il reddito minimo di inserimento che la legge prevedeva;
-impegnandosi a fondo, attraverso la Commissione di Indagine sull’Esclusione Sociale ed il contributo degli enti operanti nel settore, per realizzare una ricerca nazionale quantitativa e qualitativa, sul fenomeno della grave emarginazione adulta.

– Ai Governi regionali e degli enti locali, di utilizzare tutte le competenze loro riconosciute dalla Costituzione per garantire l’effettività dei diritti dei loro cittadini più poveri, evitando in particolare il taglio di risorse ai servizi, pubblici e privati, che abbiano dimostrato negli anni di saper operare al fianco delle persone senza dimora non in maniera puramente assistenzialista, ma con logiche progettuali di accompagnamento sociale e promozione umana.

– Ai soci della Federazione, di rilanciare il proprio impegno professionale e progettuale non solo nelle attività di servizio ma anche nel settore delle politiche sociali, per esercitare il proprio imprescindibile ruolo di advocacy ed essere, verso tutti i livelli istituzionali, propositivi e stimolanti.

– A tutti i cittadini che oggi sentiranno parlare della giornata mondiale contro la povertà, di non considerare questo momento una ipocrisia, ma un’occasione per domandarsi se davvero tutto questo non li riguardi molto da vicino.

Antonio Mumolo